Ieri ad Anno Zero ho ascoltato dalle parole di Marco Travaglio la più incredibile ed ipocrita giustificazione da parte di chi ha contribuito a creare il clima di odio verso Berlusconi: ovverosia il fatto che sia legittimo odiare purché questo sentimento rimanga nella nostra sfera più intima. E' veramente paradossale che si definisca un intimo invito la martellante campagna che ha dipinto Berlusconi come una persona ( uso degli attributi usati dai suoi avversari) criminale, fascista, nazista, mafiosa, paragonabile a Videla, Saddam Hussein o Hitler. Poi non ci si può stupire che di fronte a un simile concentrato di odio delegittimante qualcuno possa prendere alla lettera tali accuse e ritenere giusto farsi giustizia da solo nei confronti di chi assurge a male assoluto. Travaglio e i suoi sodali fanno finta di non sapere che è una contraddizione in termini mantenere nel privato l'odio riguardante il politico, cioè la sfera pubblica per eccellenza. L'odio politico è portato naturalmente ad alimentarsi e a diffondersi, altrimenti non sarebbe più tale. L'inaccettabile ipocrisia risiede nel fatto che chi ha messo benzina sul fuoco usando le espressioni sopracitate oggi si chiama fuori non dico da qualsiasi responsabilità, ma neppure da una riflessione autocritica su quanto accaduto.
L'autoassoluzione è così servita in diretta per il completo soddisfacimento dei fedeli seguaci dei novelli Gandhi e Martin Luther King. Con essa restano però invariate alcune delle condizioni che hanno generato l'humus propizio all'innescarsi dell'atto violento di Tartaglia
sabato 19 dicembre 2009
Le lacrime di coccodrillo di Anno Zero: l'autoassoluzione pelosa dei sedicenti profeti della non violenza
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