A supporto della tesi della superiorità in termini razionali della scelta dell'ateismo sento spesso citare il dato secondo cui il 93% degli scienziati non credono nell'esistenza di entità soprannaturali. Ma le cose stanno davvero così? gli scienziati realmente rifiutano la prospettivo del soprannaturale? In realtà la percentuale di cui sopra si riferisce a un sondaggio svolto da Larson e Witman su un campione scelto a caso tra i più "grandi" scienziati appartenenti all'Accademia nazionale delle scienze degli Stati Uniti ( quindi non su tutti gli scienziati del mondo ma solo su una selezione di americani) pubblicato dalla rivista Nature nel 1998. Tale indagine campionaria in realtà presenta molti dubbi sul metodo con cui è stato svolto, a partire dalla formulazione delle domande che riprendevano identiche indagini svolte nel 1914 e nel 1933. Il quesito da cui si è estrapolato il dato era il seguente: "credete nell'esistenza di un Dio personale in effettiva e intellettuale comunicazione con il genere umano?Ad esempio un Dio a cui ci si rivolge in preghiera nella speranza di ricevere una risposta". Ad esso avrebbe risposto affermativamente solo il 7% degli scienziati ,mentre il 72,2% si dichiarava non credente e il 20,8% si dichiarava dubbiosa o agnostica. Le domande di un sondaggio devono essere precise e non equivoche. Al contrario in questo caso di equivoci interpretativi ne sorgono parecchi: perchè se uno credesse in un Dio che non comunica con gli uomini o che comunica non intellettualmente ma solo sensorialmente in qualsiasi altro modo possibile risponderebbe alla domanda con un "no", pur essendo egli credente nel soprannaturale; e poi il termine effettivo ( Effective) va inteso ( vedi lemma nell'Oxford English Dictionary) nel senso di "efficace" oppure in quello meno stringente di "esistente, reale"?; ed infine se uno rivolge a un Dio in preghiera senza però aspettarsi alcuna risposta o premio è probabile che risponda al quesito in maniera negativa pur essendo credente.
Quanto sia importante la corretta formulazione della domanda ai fini dell'attendibilità del sondaggio lo conferma il lavor svolto da Gallup, un importante istituto di statistica americano, che in un indagine su un tema simile otteneva risultati sensibilmente diversi da quelli di Larson e Witman. La domanda era inerente ad un tema specifico (l'evoluzione dell'uomo) e veniva formulata in modo da non generare equivoci interpretativi. Veniva chiesto agli scienziati quali tra le seguenti affermazioni si ritenessero vere: " Gli esseri umani vennero creati pressapoco nella forma attuale circa 10000 anni fa " ( teoria creazionista); "gli uomini sono evoluti in milioni di anni ma Dio ha guidato questo processo inclusa la creazione dell'uomo"; "gli uomini sono evoluti in milioni di anni ma Dio non ha avuto parte in questo processo". La prima prima tesi creazionista veniva condivisa da appena il 5%, ma alla tesi di un evoluzione guidata da Dio mostrava di credere il 40% degli scienziati intervistati con il restante 55% a propendere per l'evoluzione senza intervento divino. Una differenza nei risultati dei due sondaggi notevole che appunto aveva la sua spiegazione nella differente accuratezza con cui venivano preparate e poste le domande, e da cui emerge come l'atteggiamento della comunità scientifica verso il soprannaturale sia assai meno a senso unico di quanto affermino i circoli promotori di un rigido ateismo
domenica 27 dicembre 2009
Gli scienziati davvero rifiutano l'esistenza di Dio?
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7 commenti:
Condivido pienamente le tue considerazioni, anche se rimango convinto che per lavorare correttamente e scoprire quindi le leggi che governano il tutto, uno scienziato debba, anche forzatamente, mettere da parte il proprio credo. Di fatto, le religioni, e quelle rivelate in modo particolare, hanno già da tempo fornito delle risposte che poi si sono rivelate fallaci (creazionismo, geocentrismo ecc) o comunque decisamente incomplete.
PS : Buone feste!
condivido la tua doverosa precisazione McG
ricambio gli auguri di buone feste e se non ci sentiamo per un felice 2010 :)
il punto è che la metodologia statistica usata per lo studio pubblicato da Nature era sbagliata. E se si segue un metodo sbagliato inevitabilmente i risultati vengono alterati compromettendo lo scopo della ricerca, qualunque esso sia
A questo proposito va ricordato che nel sondaggio condotto da Gallup in cui i quesiti erano formulati in maniera corretta il 40% del campione degli scienziati ha affermato di credere in un intervento divino nell'evoluzione delle specie viventi.
altra due precisazioni.
solo un esempio dei possibili equivoci insorgenti dall'espressione "Dio personale" è dato dal recente saggio del sociologo Ulrich Beck, in cui il "Dio personale" è un entità svincolata da una relazione con Chiese o sette e da cui non provengono verità assolute e dogmi
http://www.ansa.it/web/notizie/unlibroalgiorno/news/2009/09/09/visualizza_new.html_957263974.html
i significati da me citati per il lemma "effective" sono ricavati dalla prime due definizioni in ordine di importanza presenti nell'OXford English dictionary: 1) che prduce con successo il risultato che si vuole 2) reale, attuale
premesso che qui le valutazioni teologiche c'entrano poco , il libro che ho indicato è di un sociologo, non di un teologo,
per sapere cosa significhi una metodologia corretta dal punto di vista statistico ci si prende un manuale di statistica, al capitolo su come devono essere formulate le domande in un indagine statistica. per non parlare degli scopi da lei citati riguardo alla ricerca di Leuba: peccato che la statistica descrittiva abbia come compito proprio quello di descrivere un fenomeno non prevedere ( uso sua testuale parole) probabilisticamente (?) ciò che potrebbe avvenire in futuro, compito invece propriodella statistica inferenziale. ed è chiaro che in questo caso si parla di sondare le opinioni di una determinata popolazione in un determinato momento.
La confusione sull'effective la trovo parzialmente pretestuosa: è abbastanza chiaro a chiunque, in quella frase, cosa voglia dire
sulla pretestuosità delle mie osservazioni ancora una volta lei,Paolo De gregorio, si prende delle confidenze che non le permetto di avere. confidenze tanto più audaci , viste le sue evidenti lacune nella materia.
Il significato di quel termine è chiaro per lei, forse perché a lei non interessa come una ricerca viene fatta ma quale risultato produce.
L'uso del termine "effective" può invece produrre degli equivoci. E se ne è spiegato il motivo. Se invece per lei tale significato deve essere chiaro a tutti e nel modo con cui lei lo intende , mentre chi invece potrebbe interpretarlo in maniera diversa ( come previsto non da me dal dizionario di Oxford) usa argomenti pretestuosi, non posso che rilevare come il suo modo di argomentare risulti ancora una volta sgradevole e offensivo verso chi ha posizioni diverse dalle sue.
Signor De Gregorio io sono abituato a trattare gli altri con rispetto e dunque esigo altrettanto rispetto. E poiché è recidivo la invito fermamente a cercarsi altri spazi in cui adoperare un simile confronto dialettico. A non risentirci
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