mercoledì 11 settembre 2019

Governo Conte bis: dal populismo al trasformismo

Il governo Conte bis nasce dalla paura delle elezioni che accomuna Movimento Cinque Stelle e Partito Democratico. Un eventuale ritorno alle urne avrebbe visto il probabile trionfo della Lega di Salvini e il contestuale ridimensionamento della due forze che ora si spartiscono la gestione dell'esecutivo (insieme alla sparuta presenza di Liberi e Uguali che ha il compito di puntellare i fragili numeri su cui si sostiene la maggioranza sopratutto in Senato). Come era prevedibile l'istinto di sopravvivenza politica ha finito per prevalere su una logica che aveva visto sinora grillini e dem contrapporsi per anni con un linguaggio dai toni esasperati e a tratti anche violenti.
A suggellare l'alleanza è la figura del premier Giuseppe Conte che con un abile manovra trasformistica è passato senza soluzione di continuità dal sostegno leghista a quello piddino. Agli occhi del presidente del Consiglio, Salvini da alleato cruciale è divenuto traditore e voltabbagana. Conte, che per 14 mesi da Palazzo Chigi ha condiviso la dura campagna di Salvini contro le ONG e contro l'immigrazione clandestina, ora ne prende le distanze facendosi interprete di un nuovo umanesimo che dovrebbe portare alla revisione dei decreti sicurezza che lui stesso poche settimane prima aveva sostenuto, ponendovi la questione di fiducia.
E' parimenti evidente la difficoltà in cui si trova Salvini: il leader leghista ha visto fallire il suo progetto di portare il Paese al voto per intascare il conseguente dividendo elettorale, ed è stato privato del Viminale, da lui trasformato in un efficace proscenio per la sua propaganda politica che dovrà proseguire dai banchi dell'opposizione. Per quanto tempo e con quale efficacia dipenderà anche dall'azione del nuovo governo che però, come già detto, nasce su presupposti di identità programmatica piuttosto fragili. Qualora la nuova maggioranza giallo-rossa non dovesse risultare all'altezza dell'arduo compito di invertire la critica situazione economica in cui versa il Paese e calmare le conseguenti tensioni sociali di cui si è nutrito il populismo sovranista, la resa dei conti sarebbe solo rimandata e Salvini recupererebbe con gli interessi il terreno che per ora appare aver perduto.

martedì 20 agosto 2019

Il taglio dei parlamentari, trionfo di demagogia

La rappresentanza è il fulcro della democrazia parlamentare. Lo avevano ben presente i Costituenti che nell'originaria formulazione della Carta avevano stabilito che vi fosse un seggio per ogni 80000 abitanti alla Camera e per ogni 200000 abitanti al Senato. In questo modo si volle stabilire un legame forte e capillare tra i cittadini e i loro rappresentanti. Uno spirito che venne confermato dalla riforma che nel 1963 fissò il numero di parlamentari in 630 alla Camera e 315 al Senato, ma che viene fortemente messo in discussione dal progetto di taglio dei parlamentari ( 400 alla Camera e 200 al Senato), alimentata dall'unica giustificazione di ridurre, in misura peraltro modesta, il costo della politica.
Intendiamoci: porsi il problema di un'eventuale riduzione dei parlamentari non è un sacrilegio. Ma è profondamente sbagliato compiere una riforma strutturale dell'assetto istituzionale con l'obiettivo evidente di acquisire un po' di demagogico consenso senza porsi minimamente il problema del miglioramento della qualità delle rappresentanza politica, che richiederebbe invece una riflessione ben più ampia sul bicameralismo perfetto e sul rapporto tra Parlamento e Governo.
Congegnata in questo modo, c'è il forte rischio che l'effetto principale della riforma sia quello di rendere ancora più distante il Parlamento dai cittadini, con questi ultimi che vedrebbero indebolirsi la capacità di controllare efficacemente l'operato dei propri rappresentanti. E' la demagogia che si divora la democrazia.

venerdì 16 agosto 2019

La crisi del governo Conte. Verso alleanza Cinque Stelle e Pd contro Salvini?

Ammaliato dalla sirene dei sondaggi elettorali che lo danno vincente, Salvini ha deciso di far scoppiare la crisi di governo in pieno agosto. Ma forse il leader leghista non ha fatto i conti con l'istinto di sopravvivenza delle altre forze politiche. A ventilare l'ipotesi di un governo istituzionale è stato per primo Matteo Renzi, consapevole che un ritorno in tempi brevi alle urne lo vedrebbe totalmente impreparato, e soccombente anche nei rapporti di forza all'interno del suo partito. D'altro canto i Cinque Stelle non hanno alcuna intenzione di rinunciare alla loro posizione di preminenza nell'attuale Parlamento, e per questo, al di là delle smentite ufficiali. sarebbero anche disposti a prendere in considerazione un accordo con i vecchi “nemici” del Partito Democratico. E' lecito domandarsi però come un patto tra grillini e dem possa reggere nel tempo alle prove del governo. Contrastare l'ascesa di Salvini non può essere l'unica motivazione dello stare insieme al potere. Immigrazione, sviluppo economico, giustizia, ambiente, Europa: sono troppi i temi in cui le rispettive visioni appaiono poco conciliabili, quando invece occorrerebbe avere un chiaro progetto comune per guidare l'Italia.

sabato 8 giugno 2019

I minibot leghisti: moneta, debito o carta straccia?

I geniali economisti della Lega avrebbero trovato la soluzione per pagare i debiti della pubblica amministrazione alle imprese: i minibot. Cosa dovrebbero essere in concreto questi minibot ancora non è dato sapere in quanto non esiste un progetto organico sulla materia, ragion per cui per capirci qualcosa bisogna basarsi sulle indiscrezioni e sulle mezze parole. Si tratterebbe di un titolo infruttifero e a breve scadenza che al contrario dei normali tutoli di Stato ormai dematerializzati, dovrebbe essere stampato come la moneta con importi di piccolo o piccolissimo taglio ( da 10 a 100 euro).
Qualora fosse un surrogato della moneta come molti sospettano, trascurando l'aspetto della natura illegale di una moneta alternativa all'euro, bisognerebbe chiedersi chi si fiderebbe ad acccettarlo come mezzo di pagamento. Se i vari Salvini, Borghi, Bagnai, Giorgetti e tutti i signori della Lega sono così sicuri dell'efficacia dei minibot convertano il loro stipendio da parlamentari e tutti i loro risparmi in minibot e provino a farci la spesa e pagarci le bollette. Poi vediamo l'effetto che fa. Nel frattempo non ci si deve sorprendere se gli imprenditori a cui vorrebbero rifilarli oppongano qualche resistenza all'idea.

sabato 16 marzo 2019

Il Tav Torino-Lione e il compito di un governo responsabile

Il Tav Torino-Lione è diventato come la nazionale di calcio: in Italia come abbiamo milioni di commissari tecnici pronti a discettare sulla formazione e il modulo migliori con cui schierare la squadra azzurra, allo stesso modo molti connazionali si sono scoperti ingegneri esperti di alta velocità ferroviaria pronti a elaborare sofisticate analisi sul tema. Il sottoscritto confessa immediatamente di non avere le competenze per valutare se, con le ultime e più recenti modifiche proposte, l'opera in questione sia o meno utile né tanto meno per discutere la fondatezza tecnica delle relative analisi costi-benefici.
Ciò premesso si deve rilevare come il Tav sia diventato sopratutto una questione politica e dunque spetta a chi ha la responsabilità dell'indirizzo politico assumere una posizione chiara. Invece proprio su tale aspetto va evidenziato come la compagine di governo stia fornendo uno spettacolo mortificante con Lega e Cinque Stelle tanto pronte a rivendicare con forza sulla stampa e sui social la bontà delle proprie opposte rispettive visioni, quanto incapaci di proporre una sintesi da tradurre poi in impegni concreti.
Comunque la si pensi, il Tav è un opera di rilevante peso strategico che si fonda su un trattato internazionale siglato con la Francia, ragion per cui la scelta di farla o meno avrà in ogni caso pesanti ricadute dal punto di vista economico, ambientale e delle relazioni che il nostro Paese spenderà a livello internazionale ed europeo. In definitiva è in gioco l'affidabilità e la credibilità dell'Italia, anche sul piano dei rapporti internazionali. Non è più tempo per i tatticismi e i giochini di bassa propaganda per cercare di guadagnare un po' di consenso in vista delle prossime elezioni. E' il momento di fare una scelta chiara e motivata. E' arrivato il momento in cui un governo serio deve decidere.