Lega Calcio e AIC stanno trattando il rinnovo del nuovo contratto collettivo e i calciatori hanno proclamato uno sciopero per il 25 e il 26 settembre.
L'idea dei calciatori superpagati che utilizzano uno strumento di lotta sindacale così delicato può suonare stonata agli occhi della maggior parte delle persone che lottano ogni giorno per sbarcare il lunario. E in effetti ragioni di opportunità e di immagine consiglierebbero loro di recedere almeno temporaneamente da questo intento.
Tuttavia se si evita di ragionare in termini moralistici, non si può negare a una categoria il diritto di tutelare i propri interessi con ogni mezzo legale. Ed entrando nel merito della controversia i calciatori qualche ragione da rivendicare ce l'hanno.
La Lega Calcio ha fatto almeno due proposte irricevibili. In primis la possibilità per una società di fare allenare a parte i giocatori a lei non più graditi che se accettata sarebbe una vera e propria legalizzazione del mobbing. In secondo luogo stabilire il diritto di recedere dal rapporto nel caso in cui un giocatore all'ultimo anno di contratto non accetti il trasferimento ad altra società alle medesime condizioni economiche è uno stratagemma per aggirare degli impegni negoziali sottoscritti liberamente.
in definitiva si tratta di due deroghe a principi cardine in un sistema civile: quello di non discriminazione nel luogo di lavoro e quello del rispetto dei contratti. Perché i calciatori non dovrebbero lottare come tutti per la loro difesa? E poi siamo proprio certi che con il passare del tempo non si cerchi di trasformare queste violazioni da eccezioni a condizioni normali da applicare anche in altri settori meno esclusivi di quello del mondo del pallone?
sabato 18 settembre 2010
Lo sciopero dei calciatori. Le ragioni di una protesta
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