Si sono conclusi i campionati mondiali di Atletica di Berlino. Non è difficile individuare il protagonista numero uno della manifestazione nella stratosferico Usain Bolt capace di ritoccare i suoi primati del mondo sui 100 e 200 metri con tempi incredibili ( 9.58 e 19.19) che portano la velocità ad un una nuova dimensione. Il tutto condito con un approccio alla gara scanzonato e dissacrante che fa di questo giamaicano un fenomeno non solo atletico ma anche mediatico. Se la Giamaica ha confermato il primato della velocità già mostrato a Pechino vicende entrambe le staffette, nel fondo a farla da padrone sono state le agili gazzelle degli altipiani africani ( vedi tutti i risultati ) Abbiamo avuto anche importanti controprestazioni : Isinbayeva nell'asta, la keniana Pamela Jelimo negli 800, la staffetta 4X100 americana per l'ennessima volta squalificata per cambio irregolare, e purtroppo anche il nostro Schwazer nella marcia. Ma è il complesso della nazionale azzurra ad affondare: per la prima volta la spedizione italiana chiude una rassegna iridata senza alcuna medaglia. Alcuni nostri atleti sono riusciti a fare delle ottime prestazioni. Vanno ricordati i quarti posti di Antonietta di Martino nell'alto femminile e di Giorgio Rubino nella 20 Km di marcia; il sesto posto ( insperato alla vigilia) di Elisa Cusma negli 800 e della nostra staffetta veloce, il settimo di un ritrovato Gibilisco e della altoatesina Weissteineir, prima delle umane in un 5000 dominato da keniane e etiope; gli ottavi posti di Claretti nel martello femminile e di De Luca nella 50 KM di marcia. Risultati individuali che non cancellano l'impressione di una complessiva mediocrità di un movimento abbandonato a se stesso con interi settori come quello del mezzofondo colpevolmente dimenticati. L'aspetto peggiore è che dalla federazione non sembrano emergere idee e soluzioni per uscire dal fondo in cui si è sprofondati. Questo a giudicare dal resoconto fatto dal presidente Fidal Arese ai microfoni Rai che ha valutato la spedizione come negativa solamente in funzione del mancato conseguimento di medaglie e che con sorprendente e banale moralismo imputa gli scarsi risultati alla debole tempra dei giovani d'oggi che non avrebbero voglia di allenarsi e soffrire. Certamente non solo a lui possono essere imputati gli scadenti risultati berlinesi, tuttavia sarebbe stato logico aspettarsi ben altri input da un presidente federale. A lui e al C.T Uguagliati l'atletica leggera italiana chiede risposte e fatti meno interlocutori di quelli sinora avuti nella loro gestione.
lunedì 24 agosto 2009
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2 commenti:
niente da eccepire,la mediocrita' del nostro movimento e' sotto gli occhi di tutti
già una mediocrità esistente da tempo ma di cui sembra ci si sia accorti solo ora che sono mancate le medaglie :)
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