martedì 11 agosto 2009

La mutazione Rai: da servizio pubblico a servizio per Mediaset


Questo nuovo atto dell'era Berlusconi sta segnando l'apice del conflitto di interessi e la rinuncia da parte della RAI a quel residuo di servizio pubblico che dovrebbe costituire la sua missione principale se non esclusiva. E non mi riferisco soltanto alla misera qualità della programmazione ( che non eccelleva nemmeno quando i dirigenti erano nominati dalla sinistra) ma alla decisione di assegnare a Europa 7 le frequenze della Rai e non quelle abusivamente occupate da Rete 4 e sopratutto al fatto che molti telespettatori i canali generalisti della Rai non riescono nemmeno a vederli. Tutto è cominciato con la strombazzata rivoluzione del passaggio dall'analogico al digitale terrestre. Un sistema poco adatto all'Italia,un paese problematico dal punto di vista orografico, e che quindi rende problematica la ricezione dei canali a numerose famiglie. Le alternative tecnologiche al digitale terrestre ci sarebbero state: il satellitare, il cavo, IPTV. Nessuna di queste è stata presa in considerazione; la Rai infatti era già aggiudicataria delle frequenze terrestri e si è optato per il digitale terrestre per garantirsi il mantenimento del vantaggio competitivo. facendo così un grande favore anche a Mediaset. Ma non certo ai cinque milioni cittadini che vivono in zone di montagna e che avrebbero diritto anch'essi alla visione dei canali RAI.
Poi è arrivata la rottura con Sky. Che casualmente stava diventando un pericoloso concorrente per il Biscione che avevano superato anche come fatturato. E per fare un dispetto a Murdoch adesso si cominciano a oscurare sempre più programmi RAI trasmessi sul satellite: Anche in questo caso venendo meno ai propri doveri nei confronti dei cittadini che potevano ricevere i canali solo tramite il satellite. per risolvere il pasticcio ci si è inventati TivùSat: nelle zone in cui il DTT non si riceve se ne potranno seguire le trasmissioni con questa nuova piattaforma satellitare partecipata Rai, Mediaset e Telecom Italia Media, acquisendo un altro decoder diverso da quello SKY e una smart card. Altre spese da sostenere per gli utenti e un messaggio chiaro: chi vuol vedere la Rai non guardi Sky!

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