La Corte Penale internazionale ha spiccato un mandato di arresto ai danni del presidente del Sudan Omal Al Bashir per crimini di guerra e contro l'umanità in relazione alla guerra civile nel Darfur. E' stata invece respinta l'accusa più grave di genocidio. Bashir già mesi fa si è rifiutato di consegnare due sospetti di genocidio: il ministro per gli affari umanitari, Ahmad Harun, e uno dei capi delle feroci milizie filogovernative, i janjaweed, Ali Khashayb.
Si temono rappresaglie sia contro le missioni umanitarie occidentali sia dei janjaweed contro i cvili del Darfur. Si parla anche di reazione violente di popolo ma si sà che queste reazioni in questi paesi possono essere ampiamente orchestrate.
Occore infine ricordare che bashir è a capo di un govern di unità nazionale che fa seguito alla pace tra Nord e Sud del paese. Deligittimando Bashir si rischia anche di delegittimare questo processo di pace che ha creato dieci volte più vittime rispetto al Darfur. E questo rischio di riprender un nuovo conflitto è la frande critica fatta all'operato della CPI
mercoledì 4 marzo 2009
Sudan: il mandato di arresto a Bashir può aiutare a risolvere il problema Darfur?
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