martedì 16 giugno 2009

Iran: I brogli elettorali di Ahmadniejad e la protesta coraggiosa dei sostenitori di Mousavi


La Repubblica islamica dell'Iran affronta la prima vera crisi di legittimità popolare dalla rivoluzione del 1979: a provocarla le elezioni presidenziali che hanno visto la conferma di Ahmadinejad con le conseguenti proteste dei seguaci del leader dell'opposizione Mousavi che non riconoscono la legittimità del risultato. Manca la prova regina della frode perpetrata da governo e ayattollah ma ciò è imputabile al fatto che non è stato consentito un controllo indipendente con l'accesso vietato agli osservatori internazionali e con i Pasdaran che cacciavano via dai seggi i rappresentanti delle opposizioni a colpi di manganello. Tuttavia gli indizi che portano a massicci brogli sono molteplici: il fatto che in Paese esteso e che presenta grandi difficoltà di collegamento con le province più periferiche i dati elettorali siano stati resi pubblici dopo poche ore dalla chiusura dei saggi ( 20 milioni di voti erano già stati scrutinati nelle prime tre ore); che le varie province presentassero scostamenti ridotti rispetto alla media nazionale come se la grande varietà delle etnie in cui si suddivide l'Iran improvvisamente avesse perso il suo tradizionale peso elettorale; e con i candidati dell'opposizione che perdevano anche nelle loro roccaforti di origine. Un dato in netta controtendenza con il passato: Mousavi subiva una netta sconfitta anche nelle province azere di cui è originario e l'altro candidato Mehdi Karoubi abbia ottenuto nella sua provincia del Larestan appena il 5% quando nel 2005 aveva otenuto una schiacciante vittoria con il 55% dei voti. Nella stessa provincia Ahmadinejad passava da un misero 8% di quattro anni fa ad oltre il 70% dei consensi. Per rendere l'idea è come se le rosse Toscana e Emilia dessero all'improvviso la maggioranza assoluta a Berlusconi o se viceversa la Sicilia vedesse tutti i parlamentari assegnati alla sinistra.
Il popolo iraniano si sente preso in giro e scende in piazza per reclamare il ripristino della verità elettorale. La sanguinosa repressione dei filo islamisti non si fa attendere , con essa emerge la pesante cappa della censura violata dalle immagini trasmesse dagli stessi manifestanti via web.
L'occidente sa di non potersi sbilanciare: un appoggio diretto ai manifestanti da parte dei suoi governi è l'occasione che gli ayatollah cercano per accusare chi protesta di essere al soldo di potenze straniere e così innescare un violento giro di vite. Si viene a creare così il paradosso di un apparente isolamento internazionale che può essere il più prezioso sostegno da dare a chi a Teheran scende in piazza per riappropriarsi della sua libertà

1 commenti:

Francesco Tosato ha detto...

Bell'articolo, interessante soprattutto per quanto riguarda gli indizi di brogli!
Ne ho parlato anche io sul mio blog oggi, dacci un'occhiata!

http://voglioresistere.blogspot.com/2009/06/iran-rivoluzione-atto-secondo.html