La sanguinosa repressione del dissenso che sta avvenendo in questi giorni in Iran segna un punto di non ritorno per la repubblica islamica. Il ruolo della Guida suprema ne esce fortemente scosso: l'ayatollah Khamenei prendendo nettamente posizione a favore di Ahmadinejad e negando i brogli elettorali compiuti dal governo è venuto meno alla sua funzione super partes; e con ciò presso una parte consistente della popolazione ha perso quel residuo di autorevolezza che avrebbe ancora potuto rivendicare. Il Paese è spaccato in due e si trova a un bivio che indipendentemente dall'esito delle manifestazioni di protesta non riporterà l'Iran alla situazione precedente alle elezioni. Mousavi annunciando che avrebbe continuato a scendere in piazza sino al proprio martirio ha apertamente sfidato Khamenei e in caso le proteste abbiano successo non si può non prevedere un ridimensionamento del ruolo degli ayatollah. Qualora invece il braccio di ferro si risolvesse a favore dei conservatori islamisti il regime già ora autocratico si evolverebbe verso uno Stato di polizia permanente che eliminerebbe i residui spazi di libera espressione esistenti. Il fragile e contraddittorio equilibrio che ha retto l'Iran dopo il 1979 è venuto meno per sempre. Resta da capire se il popolo seguirà la strada dei giovani delle piazze o quella del fanatismo liberticida degli ayatollah.
domenica 21 giugno 2009
L'Iran al bivio tra i giovani di Teheran che chiedono libertà e la repressione degli ayatollah
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