martedì 9 giugno 2009

Berlusconi dice il no al referendum elettorale. Le ragioni di una retromarcia


Il risultato delle europee pesa sugli equilibri del centro destra e crea ulteriori divisioni al suo interno. O meglio mette in evidenza il sempre maggiore isolamento di Fini, legato in questo caso alla conferma della sua intenzione di andare a votare per il Si al prossimo referendum. Al contrario Berlusconi dopo il risultato delle europee ha mutato la sua posizione decidendo di non appoggiare più il movimento referendario. Il Cavaliere sperava di ottenere un risultato elettorale superiore al 40%. In quel caso avrebbe potuto presentarsi con le carte in regola per fare una massiccia campagna a favore dell'attribuzione del premio di maggioranza alla lista più votata ( che in modo da svincolarsi dall'abbraccio alle volte soffocante della Lega. Il brusco ridimensionamento lo costringe a mantenere una posizione più cauta: con il 35% ottenuto il 6 e 7 giugno ottenere il successo correndo da solo sarebbe assai più problematico: non solo ciò porterebbe a un divorzio non ricomponibile con Bossi, ma vi sarebbe la concreta prospettiva di un trasferimento della Lega o di parte dei suoi voti ( una riedizione del Ribaltone del 94) o in alternativa si favorirebbe la riunione in un unica lista delle forze di centro destra. Ecco dunque che con l'attuale rapporto di forze nella maggioranza, il Porcellum rimane la legge elettorale più idonea a mantenere una salda alleanza di governo avente come perno il Carroccio. Non per nulla quella legge fu approvata dal Leghista Calderoli, che la definì con sarcastico autocompiacimento "una porcata", realizzata su misura per tutelare gli interessi padani mantenendo sotto controllo il Cavaliere a cui rimane garantito il potere necessario per coltivare i suoi interessi personali

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