martedì 17 novembre 2009

Elogio del Pazzo


Il "Pazzo" è il soprannome che Giampaolo Pazzini si porta dietro sin dai tempi delle giovanili dell'Atalanta. E di follia l'attaccante della Sampdoria e della nazionale ne deve possedere un bel po' se ha avuto il coraggio di dichiarare di non sentirsi in ballottaggio con Amauri per una maglia azzurra, perché quest'ultimo è un brasiliano e dunque non dovrebbe gfiocare per l'Italia. Di certo l'esternazione non è stata di gradimento del c.t. Marcello Lippi che medita da tempo di includere Amauri nelle lista dei 23 da portare al mondiale sudafricano.
Pazzini ha mostrato una qualità che però nel mondo del calcio diventa un difetta: il coraggio di svelare il manto d'ipocrisia che da tempo circonda la vicenda e di portare alla luce malumori condivisi da una buona parte dei giocatori azzurri e perplessità di moltissimi tifosi. Pazzini ha infatti detto nient'altro che la verità: Amauri è un brasiliano doc, non è nemmeno oriundo come Camoranesi, ma ha acquisito il passaporto solo grazie alle lontane origini italiane della moglie. In più non ha mai fatto mistero di preferire la chiamata della nazionale verde oro salvo poi offrirsi alla causa azzurra quando si è accorto che Dunga lo considerava la quinta-sesta scelta del parco attaccanti brasiliano. Se Lippi è davvero attaccato al concetto di gruppo non può ignorare i problemi che la convocazione di Amauri creerebbe alla sua compattezza. A meno che il commissario tecnico non stia già ragionando da futuro dirigente della Juventus e decida di trattare con un occhio di riguardo i giocatori bianconeri.
E' augurabile che avere avuto il coraggio di esporre un proprio legittimo punto di vista non esponga Pazzini a delle ritorsioni. Il Pazzo non paghi colpe non sue.

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