giovedì 26 novembre 2009

A Dubai tra finanza allegra e speculazione immobiliare nuovo atto della crisi globale

Scoppia la bolla specultativa a Dubai. E anche qui c'è di mezzo il mercato immobiliare. La principale holding del Paese la Dubai world, che controlla decine e decine di società , tra cui molte immobiliari, ed è a sua volta controllata dallo Stato ha chiesto un congelamento di sei mesi dei propri debiti. Secondo alcune fonti Dubai World avrebbe un debito complessivo di 59 miliardi di dollari pari al 70% del dell'esposizione complessiva di Dubai che si aggirerebbe tra i 70 e i 90 miliardi di dollari. Dubai è uno dei sette emirati ,ma al contrario di Abu Dhabi non ha petrolio. L'emiro di Dubai lo sceicco al Makhtoum puntava sulla diversificazione dell'economia per creare sviluppo. E tra le soluzioni a cui è ricorso vi è anche il boom del mattone. L'ideona sta producendo gli stessi effetti degli States: secondo Standard and Poor's a seguito del crollo del mercato immobiliare ( molte mega opere dell'emirato sono state interrotte o se ne prevede la realizzazione con forte ritardo) si prospetta il pericolo di default. Ora si cerca di limitare i danni per evitare una reazione a catena nel medio Oriente e che potrebbe essere micidiale per l'intero sistema finanziario mondiale. Un segnale chiaro di quanto sia pericoloso questo nuovo crack finanziario lo da la perdita di oltre il 7% registrata dalla Borsa di Londra il cui primo azionista è proprio la borsa di Dubai e in cui importanti istituti finanziari come Barclay's o Bank of Scotland sono legate alla holding dell'emirato. Si continuano a invocare regole per una finanza meno spregiudicata e più trasparente, ma gli appelli rimangono inascoltati

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