giovedì 5 novembre 2009

Verità e misteri della vicenda Abu Omar. Il nodo irrisolto del segreto di Stato


Sulla vicenda di Abu Omar, l'imam di Milano sequestrato dalla CIA e trasferito in Egitto dove venne interrogato e sottoposto a tortura, la sentenza del giudice monocratico di Milano restituisce alcune verità ma sopratutto mantiene vivi interrogativi inquietanti. Anzitutto viene riconosciuto che al sequestro parteciparono anche i servizi segreti italiani giacché oltre agli agenti americani sono stati condannati per favoreggiamento due funzionari del Sismi Pio Pompa e Luciano Seno. Il problema è che le certezze terminano qui giacché a ostacolare una chiara ricostruzione dell'intera vicenda ci si mette di mezzo il segreto di Stato. Noi non sapremo mai se il coinvolgimento arrivò a toccare i vertici delle nostra intelligence perché il numero uno e due del SISMI Niccolò Pollari e Marco Mancini sono stati dichiarati non giudicabili a causa del segreto di Stato. I due imputati assicurano che se si fosse arrivati a sentenza sarebbero stati dichiarati innocenti. Resta il fatto che la loro versione non è verificabile; se fosse vera gli agenti segreti italiani condannati a avrebbero agito di loro iniziativa o forse su input di terze persone; e anche su questo aspetto evidentemente il mistero è destinato a non trovare soluzione.
Roberto Castelli, allora ministro della giustizia che si oppose all'inoltro della richiesta del tribunale di estradizione in Italia degli agenti americani, ha dichiarato che la vicenda ha gravemente danneggiato la credibilità dei nostri servizi presso il nostro principale alleato e ne ha compromesso lo stesso funzionamento rendendo pubblici dei contatti e diffondendo intercettazioni che dovevano rimanere riservati.
Resta il fatto che l'unico organo ad avere fatto un po' di chiarezza è stata proprio la magistratura che ha accertato l'esistenza di una cellula terroristica nella quale però Abu Omar ( che gli inquirenti stavano già sorvegliando ed erano sul punto di arrestare al momento del sequestro) non era il capo , non aveva che un ruolo marginale tanto che dai suoi interrogatori svolti in Egitto non è emerso sinora nulla di rilevante. Resa da domandarsi perché le attenzioni dei servizi segreti Usa si siano concentrate su un personaggio minore. La possibile risposta è che agli agenti americani siano giunte informazioni false costruite ad arte da qualche nostro agente allo scopo di accreditarsi come fonte in possesso di notizie rilevanti e fare così carriera. Si tratta di un ipotesi che non potrà mai essere verificata giacché anche in questo caso il segreto di Stato servirà a coprire le mancanze colpose o addirittura dolose alla base di quello che è da considerarsi a tutti gli effetti un buco nell'acqua dei nostri servizi.
A compendio di tutte queste considerazioni restano i soliti dubbi su usi e abusi del segreto di Stato in Italia. E il nodo irrisolto su come sposare la necessaria riservatezza su azioni compiute dai servizi a tutela della sicurezza con la certezza che esse siano effettivamente svolte a tutela dell'interesse generale.

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