venerdì 12 giugno 2009

La visita in pompa magna di Gheddafi e il velleitarismo della politica mediterranea dell'Italia


Gheddafi è stato accolto in Italia con tutti gli onori. Gli è stato concesso di parlare a Palazzo Giustiniani, sede della presidenza del Senato. A dire il vero ha straparlato paragonando gli Stati Uniti a Osama Bin Laden. Sarà curioso vedere di quali contorsionismi verbali si servirà Berlusconi per giustificarsi di fronte ad Obama che lo incontrerà tra pochi giorni, dopo che da mesi il Cavaliere faceva anticamera. Comunque bisogna giudicare queste vicende con realismo: abbiamo bisogni del petrolio e del gas libico e la collaborazione di Tripoli ci è indispensabile per contrastare l'immigrazione clandestina. E infatti anche Baffino D'Alema ha detto di non scandalizzarsi per la visita in pompa magna del rais libico , oggi saldamente al potere nel suo paese in virtù di: 1) la forza della sua ideologia 2) la disponibilità di rendite petrolifera 3) controllo di polizia e politico negli interstizi dei poteri tribali che Gheddafi conduce da quarant'anni. Occorrerebbe però anche evitare di calarsi le braghe ( 5 miliardi di dollari di risarcimenti per danni coloniali sono tanti) e non dimenticarsi che Gheddafi è stato uno dei fiancheggiatori dei più sanguinosi attentati terroristici degli anni ottanta, è stato colui che ha cacciato tutti gli italiani residenti dalla Libia per non parlare dei pogrom ai danni degli ebrei. La comunità ebraica tripolina comprendeva oltre quarantamila persone, dopo le persecuzioni venne cancellata e i suoi membri costretti a una tragica diaspora all'estero. Ancora oggi il colonnello è alla testa dei leader arabi che rifiutano di riconoscere lo Stato di Israele
Tutto questo per porre anche l'accento opportunità fondare non solo con la Libia la nostra politica di relazioni con l'altra sponda del Mare Nostrum.
Andrebbe ripristinata la politica mediterranea che vedeva l'Italia giocare un ruolo di primo piano nell'era democristiana ( Andreotti ne era un convinto fautore) e anche di Craxi che aveva rapporti privilegiati con il nord africa ( vedi Tunisia) e Medio Oriente ( vedi Palestina).Il Mediterraneo nel frattempo è in continuo sviluppo e il Nord Africa registra incrementi annui del PIL incrementa del 4-5%: in quelle zone si diffondono investimenti cinesi, indiani, brasiliani, ma non italiani. Esiste un problema culturale di antico pregiudizio verso i possibili ritorni economici dall'Africa e una atavica tendenza a guardare al di là delle Alpi. Ancora più gravi sono i problema infrastrutturale i nostri porti non sono attrezzati, non abbiamo ferrovie adeguate culturale. A Rotterdam intercettano queste merci che provengono dal Maghreb destinazione Nord Europa anche se arrivano due tre giorni più tardi rispetto a quanto non succederebbe per esempio a Genova. Sono occasioni commerciali che ci lasciamo sfuggire e, nonostante i i media enfatizzino l'importanza della visita Gheddafi, all'orizzonte non si vede una politica organica che possa invertire la tendenza.

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