Il premio Nobel per la pace per il 2009 è stato assegnato al presidente americano Barack Obama. Si tratta di un incoraggiamento alle speranza suscitate dalla figura del primo inquilino di colore della Casa Bianca piuttosto che un riconoscimento per le cose realizzate. E difatti Obama, in carica da meno di un anno, il tempo per realizzare non lo ha materialmente avuto. Dunque la motivazione data dalla Fondazione che ha assegnato il premio sul presupposto che lo sforzo di Obama "per favorire la diplomazia internazionale e la cooperazione internazionale" sia stato straordinario è assai discutibile. Straordinari non sono stati certo gli effetti della sua politica: il tentativo di dialogo con l'Iran non ha sinora prodotto gran che, l'annunciata volontà di procedere al disarmo nucleare è finora niente altro che un buon proposito, e la strada per sconfiggere la minaccia del terrorismo con metodi diversi da quelli scelti da Bush finora è ben lungi dall'essere perseguita, visto che si discute della possibilità di aumentare le truppe in Afghanistan. E la stessa decisione di non ricevere il Dalai Lama per evitare di compromettere il riavvicinamento con la Cina mi lascia molto perplesso.
La Fondazione Nobel ha fatto l'errore clamoroso di confondere l'ideale della pace con il realismo necessario alla politica; é giusto dare il Nobel a un politico , ma sulla base dei fatti; molto più discutibile è assegnarlo sulla base delle buone intenzioni. Perché i politici le buone intenzioni le usano per prendere voti. Dipendensse dalle sole promesse fatte il premio Nobel lo avrebbe dovuto stravincere Berlusconi Occorre poi verificare quante di queste vengono concretizzate. Ad Oslo hanno fatto un eccezione a questa regola aurea per Obama. E' augurabile che non se ne abbiano a pentire.
venerdì 9 ottobre 2009
Obama: un Nobel sulla fiducia. Meritata?
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