la non rielezione è positiva per evitare il consoldidarsi dei clinetelismi interni che hanno fatto da tempo disastri . Ma usufruendo dell'autonomia è possibile che le varie università stabiliscano delle deroghe nei loro statuti
introdotta l'abilitazione nazionale come condizione per divenire professore associato e ordinario.
i concorsi locali in Italia hanno favorito il consolidamento del potere dei baroni. La norma vorrebbe essere un tentativo di arginare questo malcostume. Tuttavia l'introduzione del sistema della chiamata locale rischia di comprometterne l'efficacia
I ricercatori avranno solo incarichi a tempo determinato.
inserimento di tre esterni nel cda degli atenei.
era davvero auspicabile l'introduzione degli esterni per un confronto con la società e gli interessi al di fuori dell'università; le migliori università al mondo , quelle inglesi e americane, seguono proprio questo criterio di gestione per porre un freno all'autoreferenzialità accademica e coloro che si oppongono all'introduzione di questa norma lo fanno con l'evidente secondo fine di mantenere lo status quo; il problema è che occorrebbero ben più di tre membri esterni perchè di fatto il consiglio di amministrazione rimane in mano agli interni e dunque non c'è la necessaria indipendenza nella valutazione del raggiungimento degli obiettivi prefissati.
valutazione meritocratica dei professori e degli atenei.
Questo è il nodo cruciale della riforma universitaria: distribuire la risorse in base alla effettiva produttività scientifica degli atenei e dei ricercatori è elemento fondamentale per far fare un salto di qualità al sistema accademico italiano. Molto dipenderà dalla serietà con cui verrà portato avanti questo sistema di valutazione,senza il quale tutte le altre novità introdotte dalla Gelmini avranno ben poco significato. Anche perché solo se vi verranno premiati i migliori studiosi, l'università potrà chiedere con credibilità maggiori risorse allo Stato, cioè ai cittadini contribuenti.
In definitiva nè i giudizi lusinghieri dei sostenitori che la considerano rivoluzionaria , nè le critiche di chi all'opposto invece vi vede un attentato all'istituzione universitaria colgono la reale portata di una riforma soastanzialmente monca che contiene elementi di dirigismo e non abolisce, come sarebbe auspicabile, il valore legale del titolo di studio. Tuttavia come sottolinea il professor Giovanni Sabbatucci , è arduo reputarla un peggioramento rispetto al desolante stato in cui versa il sistema accademico italiano.
2 commenti:
Punti di vista in gran parte condivisibili, al di là di qualsiasi ideologia pro o contro...
Sarebbe comunque stato auspicabile un confronto un po' più serio su una riforma così importante per il paese. Sia per ovvie questioni di democrazia, sia per ragioni prettamente legate all'efficace implementazione della riforma stessa, perché nessuna riforma se studiata a tavolino - buona o cattiva che sia - è mai riuscita a produrre grandi risultati...
è importante cercare di fare una valutazione equilibrata. l'università non è né di destra né di sinistra: è interesse di tutti che la ricerca e la diffusione della conoscenza sia di buona qualità.
speriamo di liberarci dalle incrostazioni ideologiche e dallo spirito partigiano che pervade l'attuale dibattito sul tema. :)
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