Mi risulta difficile esprimere un giudizio netto sulla riforma dell'università realizzata dal ministro Gelmini, perchè in essa convivono aspetti postivi, in alcuni casi di radicale innovazione, e elementi negativi. I tagli al fondo di finanziamento ordinario, pur ridimensionati dal maxi emendamento alla legge di stabilità (la ex finanziaria), sono ingenti e andranno ad aumentare negli anni successivi. Ed è diffcile pensare di fare ricerca di qualità senza risorse economiche adeguate.
Sull'altro piatto della bilancia va messo il rilievo che la Gelmini ha dato al merito sia nella distribuzione dei fondi sia nei criteri di selezione dei ricercatori che nell'avanzamento delle carriere. E' la prima volta che il principio meritocratico si affaccia con vera incisività in un sistema dove solo una minoranza di chi fa ricerca e didattica possiede i requisiti scientifici per i ruoli che ricopre.
Il problema è che chi contesta la Gelmini mi ha fatto un'impressione ancora peggiore. Non ho scorto nelle loro proteste un progetto alternativo di università ma piuttosto un arroccarsi nella difesa dello status quo che è il vero cancro del sistema accademico italiano. Mi è risultato ugualmente stonato vedere dalla stessa parte della barricata studenti, baroni e politici che ora stanno all'oppoosizione ma che quando avevano responsabilità di governo hanno contribuito a tenere gli atenei in uno stato comatoso.
Forse la possibilità di poter finalmente dividere i destini di oppressi e oppressori è un buon motivo per appoggiare, pur con tutti i suoi limiti, questa riforma
mercoledì 1 dicembre 2010
Luci e ombre della riforma Gelmini e di chi la contesta
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1 commenti:
Illusi,schifosi
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