sabato 30 ottobre 2010

Il giallo del riconoscimento di Spatuzza ripropone il dilemma della gestione dei pentiti di mafia

Spatuzza avrebbe riconosciuto nell'agente dell'AISI ( ex Sisde) Narracci , la persona estranea a cosa nostra presente nel garage in cui fu predisposta la bomba per la strage in Via D'Amelio. Uso il condizionale perchè il mafioso collaborante non avrebbe saputo dare assoluta certezza al momento dell'identificazione.

Spatuzza si è autoaccusato della partecipazione alla strage di Via D'Amelio e ha contribuito a svelare i depistaggi compiuti dall'altro pentito Scarantino, che ha poi confessato di aver mentito agli inquirenti. Se su questi particolari rilevanti Spatuzza si è mostrato attendibile, in questa come in altre circostanze invece le sue dichiarazioni sono incerte o vengono fatte a rate. Comincia a collaborare nell'estate del 2008 e ci impiega un anno nel dicembre 2009 per parlare dei presunti legami economici tra i fratelli Graviano e Berlusconi. Ugualmente lungo è il travaglio che porterà alle rivelazioni su Schifani.
alla fine rimangono dei forti interrogativi: quanto ci si può affidare a Spatuzza per ridisegnare il quadro di Cosa Nostra? Ma sopratutto: i magistrati sono in grado di gestire questo tipo di pentiti oppure con lui e con Massimo Ciancimino ci dobbiamo preparare a una nuova stagione fatti di tanti Scarantino e mezze verità?
Rimaniamo sospesi e aspettiamo la revisione del processo per l'attentato che uccise Borsellino.

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