venerdì 15 ottobre 2010

Il dopo Moffa: è opportuno sanzionare il negazionismo della Shoah come reato?

Le tesi negazioniste sostenute da Claudio Moffa, professore universitario all'università di Teramo, che ha parlato anche della Shoah come di un arma ideologica in mano agli ebrei, non sono purtroppo un fenomeno estemporaneo né tantomeno isolato. Non estemporaneo perché Moffa da anni sostiene queste posizioni associandole all'apprezzamento politico verso Ahmadinejad ed Hezbollah. Non isolato perché altri storici come Faurisson e Irving cercano di dare dignità intellettuale al negazionismo e al riduzionismo della Shoah. Il fatto che tali argomentazioni si fondino su labili ragionamenti nonché su affermazioni false non è sufficiente a scoraggiarne la diffusione. Anzi su Internet sono presenti moltissimi siti che si appoggiano alla tesi della Shoah come invenzione ebraica per fare apologia di antisemitismo e vi sono in Europa partiti estremisti con un certo seguito popolare, come il Front National in Francia o il British National Party nel Regno Unito, apertamente negazionisti.

Si discute se tra gli strumenti per arginare la diffusione di questa deriva possa essere utile e lecito introdurre anche un reato per chi nega o ridimensiona la portata dello sterminio subito dagli ebrei. Una misura sollecitata dal capo della comunità ebraica romana Riccardo Pacifici che ha incontrato la disponibilità dei presidenti delle Camere e del sottosegretario Letta.
Visto l'andazzo ritengo opportuno l'adozione di un simile provvedimento. Sono due invece le obiezioni principali di coloro che vi sono contrari . La prima preoccupazione inerisce alla lesione inflitta da questo tipo di reato alla libertà di espressione. Il punto debole di tale atteggiamento è che esso sacralizza un tipo di libertà ( quella di espressione), considerando accettabile che per la sua difesa si possa invece sacrificare altre libertà. In questo caso non può sfuggire che dietro alle tesi negazioniste ci sono secondi fini antisemiti, la cui diffusione metterebbe a rischio l'incolumità stessa della comunità ebraica e dei suoi membri. L'eventuale vizio di incostituzionalità di una tale sanzione potrebbe essere sanato se con una norma di carattere costituzionale venisse sancito per principio il ripudio della diffusione del negazionismo
La seconda obiezione riguarda l'opportunità di vietare la divulgazione di una tesi che pur fondata su presupposti manifestamente errati, darebbe un'aura di martirio ai suoi sostenitori ottenendo l'effetto opposto di favorirne l'appeal presso l'opinione pubblica. A tale osservazione si può controbattere evidenziando come queste idee razziste riescono già oggi a trovare un buon numero di simpatizzanti proprio a causa dell'inefficacia delle misure che non sono in grado di individuare il limite che separa la libertà dall'arbitrio e dell'illusione di poter sconfiggere con i soli mezzi intellettuali e razionali fenomeni come l'ostilità e i pregiudizi verso il diverso dietro cui invece si nasconde una grossa componente di irrazionali e emozionale

la consapevolezza della pericolosità di queste tesi ha indotto Stati come la Francia e la Germania a introdurre leggi che puniscono come reato la negazione della Shoah e di altri genocidi. Il negazionismo è uno strumento volto a introdurre i vecchi pregiudizi antisemiti e per questo minaccia l'eguaglianza. E il miglior strumento di tutela dell'eguaglianza tra gli individui è proprio la legge.

1 commenti:

Melone ha detto...

Ciao,

Sono Melone, autore del post di Moffa (30secondi). Non sono d'accordo e ti ho scritto perché su 30 secondi.