Il dissesto finanziario della Grecia trova anche in questo caso la sua origine nei famigerati derivati, in questo caso nei currency swap. Si tratta di uno strumento finanziario che comporta lo scambio di capitali e di relativi interessi in due valute differenti e viene utilizzato normalmente da chi opera nel settore dell'import-export per assicurarsi contro eccessi di oscillazione nel mercato dei cambi. Stavolta però le banche ( nel nostro caso Goldmam sachs e JP Morgan) si impegnavano a versare una somma in dollari in cambio della sua restituzione con gli interessi in euro avendo come garanzia i diritti sui profitti di lotterie, tasse aeroportuali, pedaggi autostradali e servizi pubblici. Si trattava di mascherare come compravendita di servizi da poter mettere in attivo di bilancio ciò che in realtà era un prestito ipotecario contratto dallo Stato in deficit. In questo modo la Grecia ha per anni nascosto la vera entità del suo debito pubblico. Il contagio globale si realizzava nel momento in cui Atene vendeva le sue obbligazioni a mezzo mondo, ignaro del suo reale stato delle finanze. Oltre a banche anche istituzioni pubbliche sono coinvolte (la regione Lombardia avrebbe bond greci per centinaia di milioni di euro). Ecco perché salvare la Grecia dal default è una misura necessaria per evitare di trascinare nel baratro molte altre entità finanziarie. Da qui il prestito di 120 miliardi di euro in tre anni erogato alla Grecia che a sua volta dovrà però impegnarsi a fare gli opportuni sacrifici per rientrare in carreggiata. Il caso Grecia tuttavia rimette in evidenza la mancanza di regole con controlli severi e condivisi a livello globale che rendano il mercato della finanza più trasparente.
domenica 2 maggio 2010
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