domenica 2 maggio 2010

Il dissenso di Fini e la tentazione delle correnti

Ci sono molte cose condivisibili nell'analisi critica lanciata da Fini all'interno del suo partito: il rischio di egemonica programmatica leghista, l'inopportunità di concentrarsi nella risoluzione dei problemi personali e giudiziari di Berlusocni, la necessità di trovare nel PDL spazi in cui il dissenso abbia possibilità di esprimersi con regolarità. Ma esiste un punto debole che rischia di ritorcerglisi contro e di essere usato dai suoi detrattori per screditarlo: la minaccia di creare gruppi parlamentari autonomi olezza di politica da Prima Repubblica. Fu proprio Fini a scagliarsi nel 2005 contro le correnti, da lui definite "metastasi dei partiti". Ora invece dalla colonne del Secolo d'Italia giornale a lui affine si delinea un inversione pensiero di 360 gradi che non può non suonare stonata.
le correnti sono servite nei vecchi partiti del secolo scorso sopratutto a cristallizzare posizioni di potere personali piuttosto che stimolare un vivace dibattito interno. L'esatto contrario di ciò che serve al PDL per diventare un partito davvero democratico.

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