la crisi economica mondiale potrebbe mettere in crisi i piani di ricostruzione per l'Iraq. Il crollo del prezzo del petrolio che la scorsa estate era a 150$ al barile ora è al di sotto dei 40 e i ricavi dalla vendite del greggio che sono la prima voce in entrata del governo di Bagdad sono in brusco calo. E ritardando la messa in sicurezza del territorio e la possibilità di fornire i servizi base alla popolazione ( acqua, fogne, elettricità) in maniera autonoma da parte dell'Iraq sarà molto più arduo rispettare la promessa di Obam du ritirare le truppe entro l'agosto del 2.010. Prima della crisi il governo iracheno aveva aumentato lo stipendio dei dipendenti pubblici. Ora gli stipendi incidono per il 35% del budget dello Stato iracheno. Secondo gli Stati Uniti per far fronte a questa temporanea penuria di cassa il governo iracheno potrebbe utilizzare le riserve ottenute in passato dalla vendita del petrolio e ammontanti a circa 35 miliardi di dollari e posti in diversi conti di banche estere incluso uno nella Federal Reserve a new York
giovedì 26 febbraio 2009
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