64 miliardi di euro: questa è la cifra stimata per gli investimenti necessari ad una efficiente gestione del settore dell'acqua.
Il recentissimo referendum ha abrogato la possibilità di una remunerazione del capitale , ragion per cui i privati non avranno più alcun interesse ad investire nella gestione dei servizi pubblici idrici.
Quindi dove verranno presi questi soldi? Le soluzioni sono tre : 1)si può attingere alla fiscalità generale ( quindi dalle tasse dei contribuenti) che però già si deve occupare di molte altre cose dall'istruzione, alla sanità, alla ricerca, 2)oppure si farà altro debito con l'emissione di titoli ( che dovranno essere restituiti con gli interessi), ad esempio da parte degli enti locali o della Cassa depositi e Prestiti; 3) infine i Comuni possono tagliare altri servizi di loro competenze e stornare i soldi risparmiati verso l'acqua pubblica.
L'alternativa è non effettuare questi investimenti, rinunciando a tutto ciò che comporta una gestione di qualità che significa scarsi controlli sulla potabilità dell'acqua, poca manutenzione delle strutture per evitare la dispersione idrica, scadente trattamento delle acque fognarie con depuratori efficienti. Ma questa prospettiva può essere considerata degna di un Paese civile?
domenica 19 giugno 2011
Le conseguenze dei referendum sull'acqua.
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