giovedì 9 giugno 2011

Il Brasile libera il terrorista Battisti. La corte dell'Aja ultima spiaggia per la giustizia.

La sentenza da parte del Tribunale supremo federale del Brasile che rimette in libertà Cesare Battisti ha motivazioni esclusivamente politiche: si è voluto evitare che una decisione di un organo giudiziario su ricorso di uno Stato estero smentisse il pronunciamento del presidente della Repubblica Lula.
Nel merito la sentenza che viola un accordo bilaterale di estradizione tuttora in vigore è totalmente errata anche perchè accoglie il punto di vista di Lula basato sul falso e assurdo presupposto che in Itali Battisti avrebbe corso il rischio di subire persecuzioni. Al contrario le carceri italiane sono state più volte esaminate nel corso degli anni da un autorevole comitato del Consiglio d'Europa che vigila sui trattamenti inumani e degradanti, e tale organismo nelle sue relazioni ha sempre escluso che i detenuti nel nostro Paese subissero discriminazioni sulla base della loro etnia, religione, o delle loro convinzioni politiche.
C'è da dire che l'Italia ha mancato nel non proporre tempestivamente ai brasiliani uh estradizione condizionata alla verifica da parte del suddetto comitato di Strasburgo del rispetto della tutela dei diritti del detenuto Battisti o nel suggerire che la pena potesse essere scontata in Brasile ( dove non è previsto l'ergastolo)
Resta come unica strada da intraprendere il ricorso alla Corte internazionale di giustizia che darà certamente torto al Brasile, il quale opporrà l'insindacabilità delle sentenza del tribunale supremo nel diritto interno e dunque non accetterà comunque di estradare Battisti. Ma poiché la Corte dell'Aja prescrive un'adeguata soddisfazione per il vincitore, il Brasile oltre a dover sopportare una grave danno di immagine con la sentenza a lui sfavorevole verrà costretto a corrispondere un cospicuo risarcimento ai familiari delle vittime di Battisti: una magra consolazione, ma sempre meglio della prospettiva di una giustizia inesistente.

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