Alle elezioni generali in Turchia vince l'AKP, il partito del premier Erdogan con il 50% dei consensi, ma complice anche l'attuale sistema proporzionale, non avrà, come sperava, la maggioranza dei due terzi in parlamento necessaria a modificare la Costituzione del 1980. Per un verso le resistenze dell'UE all'ingresso della Turchia nell'organizzazione hanno indebolito ed Erdogan ha cavalcato il boom economico del Paese che presenta tassi di crescita cinesi, promettendo per di più un massiccio programma di opere pubbliche ( ad esempio una nuova città appena fuori Istanbul e un canale che colleghi il Mar Nero con il Mar di Marmara): l'elettorato turco gli ha dato fiducia ma ha preferito non alimentarne lo strapotere. Così Erdogan potrà formare un governo monocolore ma per riformare la Carta dovrà accordarsi con le altre forze politiche in particolare i partiti curdi che hanno ottenuto un buon successo. Ma questa eventuale alleanza si presenta complessa: i curdi hanno promesso la legalizzazione degli indipendentisti del PKK, cosa che Erdogan non può permettersi pena il crollo verticale del suo consenso.
lunedì 13 giugno 2011
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