Sull'economia italiana boccheggiante piomba il rebus Fincantieri. Ma non si tratta di un problema che giunge improvviso e inaspettato, al contrario esso trova le sue radici nel lungo periodo. La crisi ha colpito anche la cantieristica navale e le commesse si sono dimezzate. Per di più la concorrenza internazionale si è fatta sempre più agguerrita: nel settore delle navi da crociera resta all'avanguardia in virtù del rinomato stile italiano nell'arredamento ( dove siamo insediati dai tedeschi , che si servono tra l'altro di indotto italiano, e dai francesi) ; al contrario nelle navi commerciali si è da tempo perso il passo con le nazioni più competitive.
Fincantieri ha bisogno di capitali reperibili con quotazione in borsa o con un prestito statale oneroso e necessari per modernizzare la produttività quei cantieri che altrimenti rischiano di uscire dal mercato. Una pezza la si può mettere con agevolazioni ai committenti ( come ha fatto Cassa depositi e prestiti con Carnival). Per rilanciare il settore si può tornare a sviluppare il progetto delle "autostrade del mare" così da stornare una parte del traffico merci per via marittima
Per ora l'azienda ha annunciato che i cantieri di Sestri Ponente e Castellamare di Stabia non chiuderanno. I lavoratori tirano un sospiro di sollievo perché vedono salvati temporaneamente i loro posti di lavoro. Ma restano le criticità strutturali che se non affrontate torneranno a riproporsi minacciosamente.
domenica 5 giugno 2011
Le origini della crisi di Fincantieri
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