Un amico mi ha segnalato un articolo del professor Umberto Veronesi pubblicato alcuni mesi or sono sul Corriere della Sera secondo cui la scienza starebbe rivelando come l'uomo sia intrinsecamente portato a fare del bene. Il celebre medico aggiunge che non è ancora scoperto il gene della bontà ma che recenti ricerche condotte da antroplogi, etologi biologi potrebbero a teorizzare che la capacità dell'uomo di discernere il bene e il male avrebbe delle basi neuro biologiche che dunque esisterebbero dei principi morali universali che prescindono dalla culture e dalle epoche. Le conclusioni a cui si arriva con l'interpretazione di Veronesi mi lasciano abbastanza perplesso: se l'uomo possiede davvero una innata propensione al bene, allora come spiegare il male che gli uomini comettono ogni giorno? Come spiegare orrendi crimini commessi nella storia come la Shoah e le purghe staliniane? Meno che mai mi convince l'idea di geni della bontà nel DNA dell'uomo: in questo modo i crimini e misfatti compiuti potranno essere giustificati come effetto di anomalie genetiche. E tanti saluti alla responsabilità individuale
mercoledì 3 febbraio 2010
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