domenica 19 aprile 2009

La balla di Tremonti sull'election day


Durante la trasmissione di Lucia Annunziata "in mezz'ora" ho sentito Tremonti affermare che non si può fare l'election day perché la legge impedisce di unire elezioni per il rinnovo del parlamento italiano o europeo al referendum. Dunque continuava il nostro ministro dell'economia la responsabilità dell'aumento dei costi che ( secondo lavoce. info si aggirerebbero sui 300 milioni di euro) sarebbe interamente da imputare al comitato del quesito referendario.

Le affermazioni di Tremonti non corrispondono al vero. In primo luogo bisognerebbe riflettere sull'aberrante considerazione di un ministro della repubblica che considera uno spreco di soldi l'esercizio di un diritto costituzionalmente garantito (art 75) come quello per i cittadini di potersi recare al voto per poter dire con il referendum se determinati provvedimenti legislativi corrispondono o meno alla volontà popolare.
Inoltre non c'è nessuna legge o prassi che impedisce un eventuale election day agiungno . L'unico divieto previsto dalla legge di attuazione è quello secondo cui Non può essere depositata richiesta di referendum nell’anno anteriore alla scadenza di una delle due Camere e nei 6 mesi successivi alla data di convocazione delle elezioni per una delle due Camere
Quindi il divieto riguarda l'accorpamento di referendum e elezioni politiche, mentre quello con le europee è perfettamente legale e in questo frangente sarebbe stato alquanto necessario. Tremonti per ragioni di equilibri interni alla maggioranza ( come ha ammesso inizialmente lo stesso premier) si è inventato una prassi e un divieto inesistente.

Quanto all'ultima affermazione fatta da Tremonti secondo cui ai cittadini i referendum non interessano, bisognerebbe ricordare che essi fino a metà degli anni 90 avevano quasi sempre fatto registrare il superamento del quorum necessario per la loro validità del 50%+1 degli aventi diritto al voto. La massiccia partecipazione popolare è durata fino a quando la nostra classe politica ha disatteso le indicazioni di alcune consultazioni come quelle sulla legge elettorale e il finanziamento ai partito , con leggi che non tenevano conto di quanto emerso dalle urne.
Trtemonti dovrebbe avere un po' di onesta intellettuale e fare mea culpa in quanto facente parte di una classe politica che sta esautorando gradatamente il diritto di voto dei cittadini. Ovviamente sceglie una strada diversa: quella di giustificare politiche discutibile affermando cose non corrispondenti alla realtà dei fatti.

0 commenti: