L'aspetto più importante della conferenza stampa di Berlusconi a commento della sua condanna per frode fiscale non è stato l'annuncio di rimanere in campo ( non si sa come) perchè era chiaro che anche se non si candidava premier Papi Silvio avrebbe continuato a far politica per tutelare i propri interessi. La vera novità è l'ipotesi di sfiduciare il governo Monti le cui iniziative "ci portano a una spirale recessiva". Come al solito il Cavaliere quando non gli conviene ha la memoria corta giacchè con lui al governo la recessione toccò il fondo con un calo del 5% nel PIL per il 2009.
La recessione, Monti e la cattiva memoria di Berlusconi
Se il berlusconismo sopravvive alle sentenze giudiziarie
Berlusconi stesso era conscio del suo declino e la decisione di non candidarsi alle prossime politiche era il visibile suggello di questa nuova consapevolezza. Ma la sua influenza economica e ideologica rimane fortissima come testimonia il coro indignato di esponenti della destra che parlano di sentenza politica. Berlusconi anche al di fuori dell'agone politico continuerà a essere considerato il padre del centrodestra italiano e quindi la sua eredità verrà raccolta da chi ne prenderà il testimone. E ciò da me non può che essere giudicato negativamente: Berlusconi nella sua esperienza politica ha constantemente confuso il suo ruolo pubblico con i suoi interessi privati. La sua annunciata rivoluzione liberale non solo è fallita, ma non è mai cominciata. Il Cavaliere è sempre stato interessato esclusivamente alla propria libertà di azione e la costante ricerca dell'impunità tramite le leggi ad personam e lo svuotamento del reato di falso in bilancio ne sono la evidente testimonianza. Le conseguenze dannose vanno al di là delle stesse intenzioni di Berlusconi: nel corso di questi anni si è consolidato quel clima opaco nella gestione della cosa pubblica che è poi sfociato nell'attuale stato di corruzione diffusa. Non ci sono dunque grandi possibilità per pensare che la mentalità del berlusconismo scompaia improvvisamente nè che si venga a creare un centro-destra capace di far emergere in Italia le forze autenticamente liberali del Paese.
Il capro espiatorio del terremoto dell'Aquila
L'Italia è l'unico Paese occidentale in cui degli scienziati sono stati condannati per omicidio colposo per le conseguenze di un terremoto. La colpa degli allora componenti della commissione grandi rischi, che sono anche i maggiori esperti di sismologia del nostro Paese, sarebbe quella di aver giudicato come improbabile il verificarsi a L'Aquila di una scossa di forte entità sei giorni prima del terremoto del 6 aprile 2009, inducendo gli abitanti del capoluogo abruzzese ad abbassare la guardia. In realtà leggendo il verbale delle riunione del 31 marzo non si esclude che il terremoto possa avvenire dato che l'Aquila è zona sismica, ma si fa una valutazione probabilistica poi tragicamente smentita dai successivi accadimenti. Se da un punto di vista psicologico ed emotivo ciò può aver certamente rassicurato gli aquilani, da qui a intravedere una relazione diretta con gli eventi luttuosi ce ne corre. La scossa rivelatasi fatale era di magnitudo 6,3, un'intensità che in altre zone del globo a ben più elevata sismicità della nostra ( California e Giappone) non provoca nè decessi nè danni. I morti sono avvenuti non a causa di un parere scientifico ma perché le case erano poco sicure e il territorio non era stato messo in sicurezza e di ciò gli scienziati non hanno alcuna colpa. Gli scienziati condannati sono il capro espiatorio di un evento i cui veri responsabili per la devastazione del territorio e la costruzione e manutenzione di edifici non sicuri, restano a piede libero senza che li sia stata ancora comminata alcuna sanzione.
Il rottamatore Renzi e i rottami del Pd
Veltroni e Castagnetti hanno annunciato che non si ricandideranno alle prossime elezioni per un posto in Parlamento. Al contrario di ciò che pensa Bersani ci voleva proprio la rottamazione di Renzi per indurre i dinosauri del Pd a fare qualche riflessione in merito. Il sindaco di Firenze intercetta un desiderio di cambiamento molto presente nell'elettorato non solo di sinistra. Senza quei toni provocatori da Gian Burrasca sarebbe stato assai più difficile assistere a questi "spontanei" passi indietro. E forse ci sarà bisogno di qualche sua ulteriore punzecchiatura per indurre altri rottami ( D'alema su tutti) a prendere la stessa decisione
Il corto circuito democratico di Renata Polverini
Nel Lazio dei Batman Fiorito, degli sfizi pruriginosi dei politici pagati con i soldi dei contribuenti, del gioco a rimpiattino su chi abbandona prima o dopo la poltrona, l'ultima cosa di cui stupirsi è che ci sia la presidente di Regione Renata Polverini che cincischi nello stabilire la data per le nuove elezioni minacciando di mantenere per mesi in naftalina un Consiglio regionale i cui componenti dovrebbero prendere lo stipendio per non fare nulla.
Non si può però non rilevare il paradosso di un Presidente dimissionato che dovrebbe adempiere solamente all'ordinaria amministrazione, ma che di fatto ha nelle mani l'assoluto ed enorme potere discrezionale di stabilire quando restituire al popolo sovrano la possibilità di scegliersi i suoi rappresentanti. La Polverini esercita un diritto conferitogli dalla legge ma che fa a pugni con la logica democratica. Ma in questo scenario di fine ancien regime, ai poco nobili politici, decaduti e impegnati a salvare la pellaccia, le ripercussioni antidemocratiche di tali comportamenti sono in coda ai loro pensieri.
Venezuela: Chavez per la quarta volta presidente nel segno del socialismo bolivariano
Nel corso di un discorso di vittoria dal palazzo presidenziale di Caracas, Chavez ha mostrato ai suoi sostenitori la spada dell'eroe dell'indipendenza Simon Bolivar e ha promesso di continuare la sua rivoluzione socialista. "Il Venezuela continuerà sulla via del socialismo democratico e bolivariano del 21° secolo", ha dichiarato. Ma il Paese rimane con i suo problemi: lo smantellamento dell'industria privata e uno Stato sociale con molto assistenzialismo finanziato dalle rendite del petrolio. In un apparente riconoscimento della critiche piovutegli durante la campagna elettorale per i black-out, il crimine, e l'inflazione che affliggono il paese, Chavez si è impegnato a "essere un presidente migliore."
Capriles, da parte sua, si è congratulato con Chavez ma lo invita a riconoscere il significato dei risultati elettorali. "C'è un paese che è diviso e essere un buon presidente significa lavorare per tutti i venezuelani"
Giuseppe Saggese e la cattiva coscienza dei Comuni italiani
Giuseppe Saggese, ad di Trbutitalia società specializzata nelle riscossione delle imposte degli enti locali (Ici, Tarsu ecc), è stato arrestato perché secondo l'accusa invece di depositare ai Comuni i soldi delle tasse riscossi, se ne serviva per comparsi barche e farsi le vacanze. La somma sottratta ammonta a oltre 100 milioni.
Quella di Saggese non è solo l'ennesima vicenda di ruberie e truffe ai danni del settore pubblico, ma anche il sintomo del pressapochismo e dell'incompetenza con cui vengono gestire le finanze nella pubblica amministrazione: è dal 2008 che si sono cominciati a registrare gli ammanchi e lascia allibiti che su 400 comuni colpiti dagli ammanchi erariali pochi abbiamo preso le tempestive contromisure e che ci siano voluti anni per arrivare ad individuare l'origine degli ammanchi e le relative responsabilità. E' anche per episodi come questo che gli enti locali si trovano a piangere miseria. Si tratta degli stessi Comuni che vorrebbero abbandonare Equitalia. Per tornare a gestire le proprie entrate sul modello di Trbutitalia?
L'opportuna minaccia di un Monti bis
La disponibilità data da Monti ad accettare un nuovo incarico di governo "tecnico" per la prossima legislatura qualora situazioni di emergenza lo richiedano è un segnale rassicurante per i mercati internazionali ma anche un avvertimento per la nostra classe politica. E perciò è stato accolto con perplessità dai leader dei principali partiti.
Mancano sei mesi al voto e i cittadini non conoscono ancora il sistema elettorale, i candidati premier, le alleanze e i programmi per governare il Paese. L'attuale situazione di stallo politico rischia di riprodurre le medesime condizioni di instabilità governativa che nel novembre scorso sfociarono poi nel mandato conferito a Monti. Il quale ha fatto chiaramente capire che nel caso la politica protragga nella sua inerzia non avrà problemi a riprendere in mano il Paese, esercitando nei confronti dei politici il ruolo di tutore. Come si fa con gli incapaci.
Profumo di laicità a scuola
La proposta del ministro dell'istruzione Francesco Profumo di modificare i programmi scolastici dell'ora di religione per adattarli al mutamento della società italiana in senso multiculturale è sicuramente un passo positivo ancorchè insufficente. Positivo perchè si va a promuovere lo studio dei diversi fenomeni religiosi sotto il profilo storico, culturale, sociale, indirizzandosi verso l'abbandono definitivo di quei retaggi confessionali che ancora caratterizzano l'ora di religione in Italia. Insufficente perchè sarebbero necessari docenti adeguati a un tale mutato approccio: purtroppo invece a tutt'oggi per incominciare la carriera di insegnante di religione accanto al placet del dirigente scolastico è necessaria la segnalazione della curia diocesana. Tutti gli insegnanti ( anche quelli oggi di ruolo) hanno dovuto seguire questa trafila che certamente non favorisce la creazione di un corpo docente indipendente dalla Chiesa e consapevole della necessità di offrire agli sudenti una didattica libera da ogni tentativo di indottrinamento teologico.
Non sorprende dunque che l'iniziativa sia stata accolta con sfavore dalle gerarchie ecclesistiche e dai partiti ( UDC e PDL in primis) più attenti alle loro prese di posizione. Ma in uno Stato laico, con una scuola laica dotata di programmi laici, l'opinione della Chiesa sull'idoneità degli insegnati non può essere considerata valida nè tantomeno vincolante.
Matteo Renzi coglie il vero spirito delle primarie
I dirigenti del Pd pensano a spartirsi il bottino prima di aver vinto la guerra. D'Alema, Veltroni, Fioroni e compagnia sono già d'accordo con Bersani che una vola al governo si spartiranno tra loro ministeri e scranni di presidente delle due Camere. Matteo Renzi però non è d'accordo e candidandosi alle primarie ha annunciato che se vincerà, verrà dato il benservito a tutti i vertici del partito che in questi anni hanno avuto la corresponsabiità di far vincere Berlusconi contribuendo a gettare l'Italia nel baratro. Ma ha anche assicurato una collaborazione leale con Bersani qualora sia lui a vincere.
La consistenza della candidatura e della proposta di governo di Renzi è tutta da verificare. Tuttavia al sindaco di Firenze possono essere già attribuiti due meriti. Ha reso queste primarie una vera competizione politica. E'un salto di qualità rispetto alle primarie concepite da Prodi che sostanzialmente servivano solo a designare formalmente una leadership nei fatti già incontrastata. Di conseguenza Renzi ha trasferito in Italia un po' delle spirito della autentiche primarie americane in cui i contendenti prima si scannano tra di loro in una lotta senza esclusione di colpi, ma una volta che è emerso il vincitore, tutti, compresi gli sconfitti delle primarie, si mettono a sua disposizione per consentirgli di portare avanti al meglio la sfida elettorale e concrettizare l'eventuale programma di di governo. Esattamente il contrario di quanto finora successo nel centro-sinsitra dove i nodi e le divisioni emergevano irrisolti quando arrivava il momento di confrontarsi in concreto con i problemi del Paese, e il perenne scontro tra opposte fazioni paralizzava l'azione di governo.
Le conseguenze dell'omicidio dell'ambasciatore Usa in Libia. A rischio Obama e la sua politica estera
L'attentato al consolato americano di Bengasi costato la vita all'ambasciatore in Libia John Christopher Stevens mette in difficoltà Obama: si tratta di un colpo alla sua politica di distensione con i paesi islamici e all'autorevolezza della sua figura di comandante in capo degli Stati Uniti. Il presidente di fatto non è stato in grado di difendere l'incolumità di suoi connazionali che risiedevano in una porzione di territorio americano e questo lo pone in difficoltà di fronte ai prevedibili attacchi repubblicani in vista delle prossime elezioni presidenziali.
Con ciò non intendo minimamente avallare le fantasie complottiste che circolano sul web : la gestione politica del dopo Gheddafi ha permesso che zone chiavi della Libia fossero sempre di più soggette all'influenza di gruppi fondamentalisti, forse legati anche ad al-Qaeda, che hanno organizzato e sobillato la rivolta antiamericana di Bengasi
Di fronte a tale scenario c'è la tentazione di attribuire le responsabilità dell'attacco a un film che dipinge il profeta dell'islam Maometto come un pedofilo donnaiolo, di cui circolano stralci su Internet.
E' evidente che quel video di infima qualità è stato solo un pretesto per scatenare le violenze tanto più che Stevens veniva riconosciuto come un propugnatore del dialogo e del rispetto tra le diverse culture e religioni.
Per difenderci dal terrorismo senza cadere nell'isteria dobbiamo distinguere chi nell'islam propugna odio e violenza da chi cerca il dialogo. Occorre essere inflessibili con i primi, aperti e amichevoli con i secondi. Al contrario mostrare condiscendenza verso chi diffonde fanatismo e intolleranza non aiuta l'Occidente a preservare la sua libertà e rischia di fare il gioco di chi ha interesse a trasformare la primavera araba nell'inverno dell'integralismo religioso.
Favia vs Beppe Grillo. Il franchising della politica
C'è poca democrazia interna nel Movimento 5 stelle? E' soprendente che un problema così lampante sia emerso solo dopo lo sfogo del consigliere regionale emiliano Favia catturato in fuorionda alle telecamere di La7. Che le possibilità di dissenso interno siano limitate lo stabilisce lo stesso "Non-Statuto" del movimento all'art 3 che testualmente recita: "il nome del Movimento 5 Stelle viene abbinato a un contrassegno registrato a nome di Beppe Grillo, unico titolare dei diritti d’uso dello stesso.".
Il movimento 5 stelle è proprietà di Beppe Grillo: tutti gli aderenti lo sanno e possono usare il marchio in franchising solo se il titolare acconsente. Non si può contestare la voce del padrone e lo stesso Beppe Grillo- o il suo alterego Casaleggio che gli scrive i discorsi - nel momento in cui definisce Favia un ex disoccupato che ora ha 3 mila euro al mese tratta i militanti da dipendenti.
Cheick Modibo cerca di guidare il Mali fuori dall'incubo delle divisioni interne e dell'integralismo islamista
Il Mali è un Paese stremato dalle divisioni nell'esercito, nella classe politica e nell'opinione pubblica. Un Paese reduce dal colpo di Stato militare di marzo, spaccato a metà con il nord del Paese in cui gli indipendentisti tuareg del MLNA hanno dichiarato al secessione unilaterale dal resto del Mali e vaste zone settentrionali in mano ai gruppi islamisti Aqmi,Ansar Dine e Mujao. Cheick Modibo dopo un primo fallito tentativo ad aprile, ha ritentato il 20 agosto di formare un governo di unità nazionale con il compito di ristabilire un ordine civile.
Le richieste dell'ECOWAS [Comunità economica dell'Africa occidentale] di comprendere nel governo i principali gruppi politici sono state rispettate. Ora la scommessa sarà non cronicizzare l'emergenza e giungere ad elezioni regolari, anche senza il Nord secessionista. Perchè solo un governo legittimato dal voto popolare ha possibilità di restituire nel lungo periodo la pace al mali e di risolvere il problema del Nord.
Le differenze tra Zagrebelsky e Travaglio
Sulla decisione del presidente Napolitano di proporre davanti alla Corte Costituzionale conflitto di attribuzioni contro la procura di Palermo in merito alla mancata distruzione delle intercettazioni avvenute tra il Quirinale e Nicola Mancino un giudizio critico arriva dall'autorevole voce dell'ex presidente della Consulta Gustavo Zagrebelsky.
Tuttavia al contrario di quanto sostiene Marco Travaglio, Zagrebelsky non ha fatto a pezzi l'iniziativa quirinalizia, ma ha espresso un valutazione di opportunità reputando che una pronuncia dall'esito, a suo dire, scontato a favore del Presidente abbia come conseguenza la delegittimazione dell'intera azione dei magistrati palermitani a favore della ricerca della verità sulla trattativa tra Stato e mafia. Perciò secondo Zagrebelsky , Napolitano avrebbe dovuto risolvere il problema affidandosi alla procedura ordinaria.
Zagrebelsky mi sembra però trascurare che è stata proprio la procedura ordinaria invocata dalla Procura di Palermo ad innescare il conflitto. Da qui l'iniziativa del capo dello Stato di sollevare la questione dinanzi alla Consulta per verificare se le intercettazioni anche indirette non costituiscano una violazione delle prerogative presidenziali. E i timori di Zagrebelsky non mi sembrano fondati anche perchè l'oggetto del ricorso riguarda intercettazioni che per stessa ammissione dei magistrati non hanno alcun rilievo penale, e dunque non vanno ad intaccare minimamente la sostanza dell'indagine.
Ma tra Travaglio e Zagrebelsky oltre a quella dei contenuti c'è un'altra divergenza non di poco conto. Zagrebelsky espone le sue tesi con solide argomentazioni e civile rispetto delle divergenze di opinioni. E' ben lontano dalla sua indole rivolgersi ai suoi colleghi giuristi con l'epitteto di "corazzieri belanti che (...)dimenticano la legge, la Costituzione, perfino la decenza e il ridicolo". Una differenza di forma che in questo caso fa anche sostanza.
I cervelli in fuga producono brevetti per un miliardo di euro all'anno
Secondo uno studio dell’Istituto per la Competitività (I-Com) valgono oltre un miliardo di euro i brevetti prodotti nell'ultimo anno dai 50 migliori ricercatori italiani costretti ad emigrare. Brevetti depositati all'estero e che il nostro sistema produttivo si vede sfuggire a causa della mancanza di investimenti nella ricerca con un'università in mano ai baroni che non valorizza certo il merito e i giovani talenti. Questo è il prezzo da pagare a decenni di politiche miopi che continuano a negare l'utilità e il valore ( anche economico) degli investimenti in conoscenza.
D'altronde i nostri cervelli in fuga, se fossero rimasti in Italia non avrebbero mai trovato le occasioni per mettere a frutto il loro ingegno e giungere alle scoperte poi brevettate.