giovedì 13 settembre 2012

Le conseguenze dell'omicidio dell'ambasciatore Usa in Libia. A rischio Obama e la sua politica estera

L'attentato al consolato americano di Bengasi costato la vita all'ambasciatore in Libia John Christopher Stevens mette in difficoltà Obama: si tratta di un colpo alla sua politica di distensione con i paesi islamici e all'autorevolezza della sua figura di comandante in capo degli Stati Uniti. Il presidente di fatto non è stato in grado di difendere l'incolumità di suoi connazionali che risiedevano in una porzione di territorio americano e questo lo pone in difficoltà di fronte ai prevedibili attacchi repubblicani in vista delle prossime elezioni presidenziali.
Con ciò non intendo minimamente avallare le fantasie complottiste che circolano sul web : la gestione politica del dopo Gheddafi ha permesso che zone chiavi della Libia fossero sempre di più soggette all'influenza di gruppi fondamentalisti, forse legati anche ad al-Qaeda, che hanno organizzato e sobillato la rivolta antiamericana di Bengasi
Di fronte a tale scenario c'è la tentazione di attribuire le responsabilità dell'attacco a un film che dipinge il profeta dell'islam Maometto come un pedofilo donnaiolo, di cui circolano stralci su Internet.
E' evidente che quel video di infima qualità è stato solo un pretesto per scatenare le violenze tanto più che Stevens veniva riconosciuto come un propugnatore del dialogo e del rispetto tra le diverse culture e religioni.
Per difenderci dal terrorismo senza cadere nell'isteria dobbiamo distinguere chi nell'islam propugna odio e violenza da chi cerca il dialogo. Occorre essere inflessibili con i primi, aperti e amichevoli con i secondi. Al contrario mostrare condiscendenza verso chi diffonde fanatismo e intolleranza non aiuta l'Occidente a preservare la sua libertà e rischia di fare il gioco di chi ha interesse a trasformare la primavera araba nell'inverno dell'integralismo religioso.

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