L'Italia è l'unico Paese occidentale in cui degli scienziati sono stati condannati per omicidio colposo per le conseguenze di un terremoto. La colpa degli allora componenti della commissione grandi rischi, che sono anche i maggiori esperti di sismologia del nostro Paese, sarebbe quella di aver giudicato come improbabile il verificarsi a L'Aquila di una scossa di forte entità sei giorni prima del terremoto del 6 aprile 2009, inducendo gli abitanti del capoluogo abruzzese ad abbassare la guardia. In realtà leggendo il verbale delle riunione del 31 marzo non si esclude che il terremoto possa avvenire dato che l'Aquila è zona sismica, ma si fa una valutazione probabilistica poi tragicamente smentita dai successivi accadimenti. Se da un punto di vista psicologico ed emotivo ciò può aver certamente rassicurato gli aquilani, da qui a intravedere una relazione diretta con gli eventi luttuosi ce ne corre. La scossa rivelatasi fatale era di magnitudo 6,3, un'intensità che in altre zone del globo a ben più elevata sismicità della nostra ( California e Giappone) non provoca nè decessi nè danni. I morti sono avvenuti non a causa di un parere scientifico ma perché le case erano poco sicure e il territorio non era stato messo in sicurezza e di ciò gli scienziati non hanno alcuna colpa. Gli scienziati condannati sono il capro espiatorio di un evento i cui veri responsabili per la devastazione del territorio e la costruzione e manutenzione di edifici non sicuri, restano a piede libero senza che li sia stata ancora comminata alcuna sanzione.
sabato 27 ottobre 2012
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