Le dimissioni di Berlusconi certificano la crisi del berlusconismo ma non necessariamente ne determinano la fine . Il Cavaliere è portatore di interessi diffusi e consolidati che non si eclissano da un giorno all'altro: probabilmente continuerà a giocare un ruolo importante nella vita politica ancora per un po' di tempo ma difficilmente lo rivedremo a Palazzo Chigi. Forse in futuro sarà qualche suo colonnello ( Alfano? Gianni Letta?) a tornare al governo.
Berlusconi anche nel momento del declino rappresenta un'anomalia: non è stato mandato via dall'opposizione o da una sconfitta elettorale come avviene nella normale prassi democratica ma dal giudizio dei mercati e dalla sfiducia dell'Unione Europea e della comunità internazionale.
Berlusconi si è presentato come liberale ma in realtà ha rappresentato l'incarnazione di un populismo dalle facili promesse continuamente non mantenute. E' rimasto tanto al potere perchè gli elettori lo hanno scelto democraticamente, sedotti inizialmente dalla sua storia imprenditoriale di successo. Poi gli Italiani hanno continuato a dargli fiducia nonostante i fallimenti perché chi doveva rappresentare un'alternativa non si è mostrato in grado di fare di meglio. Da destra a sinistra tutta la classe politica di questi anni è stata inadeguata. A Mario Monti l'onere di supplire per un po' di tempo a questa mediocrità, di provare a ricostruire dove altri hanno lasciato macerie. Nel frattempo tutti dovremo prepararci a fare meglio: i politici a essere un un po' più uomini di Stato, i cittadini a scegliersi rappresentanti migliori degli attuali.
domenica 13 novembre 2011
Le dimissioni di Berlusconi: bilancio e eredità di un'era politica
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