Ennhada, partito islamico moderato ha vinto le elezioni per l'assemblea costituente in Tunisia. Non è una sorpresa questa svolta islamica: nel regime repressivo di Ben Ali la moschea restava il principale luogo in cui poter maturare una qualche forma di opposizione. Secondo gli osservatori internazionali le elezioni si sono svolte secondo i crismi della democraticità. Ma Ennhada avrà la volontà di difendere questo processo democratico? Il grande interrogativo resta la compatibilità di questo islam moderato con il pluralismo. Nel frattempo si parla di modificare il codice della famiglia proibendo l'adozione. Piccoli segnali, ma pur sempre inquietanti.
Il leader di Ennhada Rachid Ghannouchi sostiene che la sharia sarà una della fonti del diritto. In libia il presidente del Consiglio Nazionale Transitorio (Cnt) Mustafa Jalil si è spinto ben oltre affermando che la nuova costituzione sarà ispirata principalmente alla legge islamica. Sull'Egitto ho già parlato del ruolo di primo piano assunto dai Fratelli Musulmani nella transizione e della difficoltà dei movimenti laici a far sentire la loro voce. Per la Tunisia è ancora troppo presto per esprimersie e bisognerà monitorare se le promesse di un "islam liberale" e rispettoso dei diritti delle donne verranno mantenute, ma in Libia ed Egitto l'evolversi della situazione non incoraggia le speranze dei fautori di una primavera araba all'insegna della laicità e delle libertà individuali.
domenica 6 novembre 2011
L'autunno della primavera araba: l'islam politico del Cnt in Libia ed Ennhada in Tunisia
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