I giovani egiziani che credono nella democrazia si ritrovano di nuovo, come all'inizio dell'anno, in piazza Tahrir per riappropriarsi della rivoluzione a loro scippata dai militari che invece cercano di mantenere il potere e i propri decennali privilegi. I manifestanti chiedono che il Consiglio Supremo delle forze armate guidato dal maresciallo Tantawi ceda a un governo civile di unità nazionale l’interim del potere che detiene attualmente; ma i militari non sono disposti a lasciare e dopo essersi scusati per la sanguinosa repressione delle proteste hanno rilanciato nominando primo ministro Kamal Ganzouri un vecchio collaboratore del deposto rais Mubarak. Al centro dell'attenzione di chi protesta c'è anche la regolarità delle imminenti le elezioni parlamentari: dal 28 novembre all'inizio di gennaio in tre giornate consecutive verrà rinnovata la camera bassa; successivamente in altre tre tornate fino a marzo gli egiziani voteranno per la camera alta; quindi il parlamento eleggerà un'assemblea costituente che dovrà redigere la nuova legge fondamentale del paese e infine entro giugno si procederà all'elezione del nuovo presidente: un processo lungo e farraginoso che si teme sia stato progettato proprio per dilazionare la transizione del potere a favore dell'esercito.
Da sottolineare l'ambiguo atteggiamento dei Fratelli musulmani che avevano dato il via alle proteste perchè volevano le elezioni subito ( i sondaggi danno la coalizione dei partiti islamisti in testa con il 50% dei consensi) ma poi temendo di venire scavalcati dai gruppi più liberali hanno abbandonato le manifestazioni di piazza per trattare direttamente con i militari.
domenica 27 novembre 2011
In Egitto i giovani si riprendono piazza Tahrir. Il ruolo dell'esercito e le ambiguità dei Fratelli Musulmani
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