sabato 6 marzo 2010

Dalle leggi ad personam al decreto ad listas: l'evoluzione del concetto di legalità nel PDL

Il nuovo slogan coniato dai Berluscones in seguito al pasticcio delle liste elettorali irregolari è che la sostanza deve prevalere sulla forma. Ma in una democrazia la forma è sostanza: serve per evitare che la forza dei potenti prevarichi i diritti dei più deboli. E tutto si può dire fuorché quelli del PDL siano deboli: hanno un potere con pochi uguali nella storia repubblicana. In questo caso hanno semplicemente fatto un pasticcio e ben lungi dall'ammettere i propri errori, con l'arroganza tipica dei potenti che vogliono passare per vittime, ecco sfornato l'escamotage del decreto interpretativo
Di solito condivido le prese di posizione del nostro presidente della Repubblica. Ma stavolta pur rispettandone la scelta di formare il decreto faccio fatica a comprenderla. Napolitano aveva dato il via libero all'opzione del decreto purchè non si stravolgessero le regole . Peccato che la legge vieti l'uso di decreti in materia elettorale. (art. 15 della legge n. 400 del 1988). Tanto più che quando nel testo del decreto si legge che la mera presenza nei locali in cui cui si devono consegnare i documenti per la liste elettorali equivale alla loro effettiva presentazione nei tempi previsti è difficile non pensare di essere di fronte a una vera e propria innovazione delle disposizioni di legge tagliata su misura della situazione venutasi a creare per la lista del PDL nella Provincia di Roma che tra l'altro non era stata neppure materialmente presentata. Il precedente che si è venuto a creare è di una gravità inaudita: ora ogni governo si potrà sentire in diritto di cambiare per decreto all'ultimo minuto le regole su quello che rimane il momento culminante di una democrazia: il voto. Ma d'altronde la soluzione trovata dal Cavaliere è nella scia del vecchio adagio tanto in voga in Italia secondo cui la legge per i nemici si applica e per gli amici si interpreta.

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