martedì 5 luglio 2011

Sfuma l'accordo tra Santoro e la 7: censura di regime o capricci di una star del piccolo schermo?


Il passaggio di Michele Santoro a la 7 sfuma in dirittura d'arrivo e si scatenano le polemiche, anche politiche. Santoro grida al complotto causato dal conflitto di interessi e battibecca con Enrico Mentana , che pure da direttore del telegiornale di la 7 era stato un convinto fautore dell'arrivo del conduttore di Anno Zero.
Per provare a capire cosa è successo bisogna ricostruire ciò che è accaduto, basandosi anzitutto solo sui fatti. Il 30 giugno la proprietà de la 7,Telecom Italia comunica in una nota l'interruzione delle trattative con Santoro " per inconciliabili posizioni riguardo alla gestione operativa dei rapporti tra autore ed editore". Santoro replica imputando Il fallito accordo all'esistenza del conflitto di interessi: in pratica Berlusconi avrebbe fatto saltare tutto. Si sarebbe ripetuto quanto già accaduto con Mentana il cui passaggio a la 7 venne ostacolato per un anno e mezzo proprio da sua Emittenza. Lo stesso Mentana memore di quanto vissuto sulla sua pelle, chiede pubblicamente dagli schermi dell'edizione delle 20 del suo tg che l'azienda faccia chiarezza su questa ventilata ennesima censura di mercato. Pochi giorni dopo Telecom fornisce la sua versione: "pretendeva di poter modificare le puntate della sua nuova trasmissione, anche in senso profondo, senza alcun ragionevole preavviso". Santoro replica in un intervista sul fatto Quotidiano: "TiMedia non voleva accollarsi nessuna responsabilità legale su ciò che sarebbe potuto andare in onda, riservandosi di interferire nell'esercizio dell’attività giornalistica, che è autonoma per statuto e vede prevalere il diritto e dovere di cronaca"
A questo punto interveniva Enrico Mentana: «Santoro chiedeva assoluta libertà, ma qualsiasi giornalista non può dire o scrivere quel che gli pare. Esistono obblighi di legge» pronta la replica di Santoro: " Enrico Mentana non si è mai incatenato per la libertà di informazione. Anche quando aveva promesso di farlo. Pur nutrendo nei suoi confronti una enorme stima professionale, ritengo che abbiamo nei confronti del potere (economico, politico ed editoriale) atteggiamenti molto distanti. Il che ci rende diversamente liberi.
Tuttavia le sue dichiarazioni fanno intendere che io avrei richiesto all’editore una libertà illimitata e irresponsabile. Siccome non è così, non capisco per quale ragione egli voglia assumere il ruolo di chi nasconde o vela con le sue interpretazioni il conflitto d’interessi. La verità è che io mi sono impegnato a rispettare le regole e le norme esistenti, nonché la linea editoriale di Timedia". Mentana concludeva il suo dialogo a distanza con Santoro con una lettera aperta dalle Colonne del Corriere " affermi che siamo «diversamente liberi». Non so cosa voglia dire: non abbiamo mai lavorato insieme, e per quanto mi riguarda so che la libertà non è mai relativa Dirigo un telegiornale, non una struttura clandestina: e tutti quindi possono misurare la libertà di cui godo, e che mi sono presa attraverso la garanzia di risultati che porto all'editore.

Questi fatti possono essere interpretati alla luce due verità. La prima è la già citata tendenza del Cavaliere a far valere il suo potere politico per censurare le persone a lui sgradite. Santoro ne è stato più volte bersaglio e non è impossibile pensare che questo sia solamente l'ultimo episodio di una lunga serie. La seconda verità riguarda la tendenza di Santoro ad autocelebrarsi come unico pilastro della libera informazione per cui ogni critica nei suoi confronti debba essere considerata come un attentato alla libertà. Ne è un esempio la piccata risposta a Mentana: bisogna forse incatenarsi per essere considerati giornalisti liberi? e cosa significa essere diversamente liberi? La libertà di un giornalista come ha fatto notare Mentana la si giudica, dalla qualità dell'informazione che con il proprio prodotto editoriale si mette a disposizione del pubblico.
Da qui al fatto che Santoro consideri la propria libertà come assoluta il passo e breve. Questa è la versione di Telecom Italia: Santoro voleva fare come gli pare e questo pone dei problemi di ordine legale. Quale delle due interpretazioni sia più vicina alla verità è difficile a dirsi: i sostenitori di Santoro tenderanno a sposare in toto la versione della censura di regime; i suoi denigratori punteranno il dito sul fatto che solo in Rai Santoro può fare il Sant'oro, martirizzato sull'altare dell'informazione libera; nelle aziende private chi comanda sono i proprietari.

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