In America Obama e la Clinton si sono scannati durante la campagna elettorale salvo poi lavorare insieme una volta conquistata la Casa Bianca. In Italia la sinistra e il partito Democratico che pure avrebbero l'aspirazione di ricalcare le orme del presidente statunitense, nei fatti si sono sempre comportati in maniera diametralmente opposta: la grande unità d'intenti per sconfiggere il comune nemico berlusconiano ha sempre lasciato il posto, una volta al potere, a una litigiosità quotidiana e all'incapacità di superare i particolarismi per realizzare un progetto comune. Gli esiti delle due esperienze di governo con Prodi sono note a tutti.
Per questo le punzecchiature di Matteo Renzi alla classe dirigente di sinistra sono molto positive: il programma politico con cui intenderebbe proporsi a livello nazionale è ancora un mistero, ma il sindaco di Firenze ha pienamente ragione quando reclama un confronto duro e serrato all'interno della sua coalizione che metta allo scoperto i problemi e le differenze in modo da arrivare sui contenuti a una salutare resa dei conti interna: è la condizione necessaria per poi concentrarsi nella definizione e realizzazione di un programma di alternativa al governo. Un approccio che dovrebbe portare alla definizione di una solida leadership d ma che purtroppo trova il suo principale ostacolo nella logica burocratica di difesa delle rendite di posizione che anima i tanti, troppi signorotti del centrosinistra.
lunedì 31 ottobre 2011
Il metodo Obama divide Matteo Renzi, Vendola e Bersani
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