sabato 27 agosto 2011

Benedire lo sciopero dei calciatori per occuparsi solo dei problemi veri dell'Italia

Con tutti i problemi in cui versa l'Italia in questo periodo di crisi, i nostri politici hanno il tempo di occuparsi ( bontà loro )dello sciopero dei calciatori. Ho ascoltato esponenti di destra e di sinistra, dal PDL Cicchitto al comunista Marco Rizzo illuminarci con i loro punti di vista sulla vicenda: tutti pronti a scagliarsi contro i superpagati e viziati dei del pallone . Questa condanna quasi unanime pronunciata da una casta politica che non avrebbe alcun titolo per mettersi a pontificare nei confronti di chicchessia, mi fa apparire più simpatica la posizione dell'AIC, il sindacato dei calciatori.
Se poi si entra nel merito della questione, per quale motivo i calciatori non possono avere il diritto di scioperare come qualsiasi altra categoria di lavoratori? Perché sono ricchi? Questo ne fa solo un facile bersaglio da esporre al ludibrio della pubblica opinione alle prese con le difficoltà del vivere quotidiano. Resta però il loro diritto a tutelarsi nella loro professionalità. Per di più la controparte sono i presidenti delle squadre di calcio. Una controversia privata tra ricchi dunque: che a pagare il contributo di solidarietà siano i calciatori o i loro presidenti, per il comune cittadino contribuente cambia ben poco. Che si scannino pure tra di loro, dunque. Occorre ricordare che nel precedente accordo collettivo la stipula dei contratti dei giocatori al "netto" era stata voluta proprio dalla Lega che sperava di ottenere delle agevolazioni fiscali che poi non sono mai arrivate. Ora che i presidenti si accorgono di aver clamorosamente toppato le previsioni scaricano demagogicamente i loro errori sui calciatori. Non è un caso che da quando il calcio è mutato da giocatolo per ricchi in industria dell'intrattenimento, i principi del capitalismo italico stiano perdendo clamorosamente competitività a livello internazionale.
Sull'altro argomento di dissidio, la richiesta dei presidenti di poter mettere fuori rosa a loro discrezione i giocatori non è altro che la pretesa legalizzazione di un atto di prepotenza con cui poter scaricare arbitrariamente onerosi contratti che loro stessi hanno firmato.
Ben venga lo sciopero ( anche se per Mario Sconcerti sarebbe più opportuno chiamarla serrata ): con il calcio gli italiani staccano la spina dalla realtà per immergersi in discussioni tanto appassionate quanto astruse. Se poi con l'indignazione per lo sciopero, viene meno la passione pallonara dei tifosi ancora meglio.
Senza l'arma di distrazione di massa l'attenzione sui problemi del Paese si spera possa essere totale. Dal profondo della loro inettitudine, tutt'altro che una buona notizia per i nostri politicanti.

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