La decisione di Berlusconi di far partecipare anche l'Italia ai bombardamenti aerei sulla Libia in applicazione della risoluzione ONU 1973 è l'ultimo passo di un mutamento di posizione già preventivabile con la scelte precedenti di inviare istruttori militari e riconoscere il governo degli insorti . Il governo elimina finalmente le ambiguità sulla sue partecipazione nella coalizione antigheddafi anche se non vi sembra esservi una strategia autonoma da parte dell'Italia ma piuttosto il desiderio di non recitare un ruolo di secondo piano nell'ambito dell'Alleanza. Una chiarezza di intenti non certo favorita dalle divisioni interne alla maggioranza con la Lega contraria ai bombardamenti, intenta a cavalcare le paure dell'elettorato circa i costi economici del conflitto una massiccia invasione di immigrati; la mozione presentata dal Carroccio in Parlamento dovrebbe impegnare il governo a stabilire un limite temporale per i raid aerei italiani senza costi aggiuntivi per le finanze dello Stato. La Lega imbriglia il Cavaliere con una proposta di azione militare a scadenza breve e predeterminata ( come uno yogurt) e a costo zero che se dovesse essere accolta ridicolizzerebbe l'Italia a livello internazionale. Ma per Bossi la demagogia da esibire nei confronti della propria base di consenso è preferibile a una politica estera dignitosa. E' solo un apparente paradosso il fatto che Berlusconi veda vacillare il suo trono proprio in una delle poche occasioni in cui ha assunto un comportamento da uomo di Stato: gli alleati che gli rompono le uova nel paniera sono quelli che lui si è scelto a cui ha legato a doppio filo le sue fortune politiche.
giovedì 28 aprile 2011
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