Il governo fa marcia indietro sul nucleare con un emendamento che abroga le norma sulla costruzioni di centrali a partire dal 2013. Un epilogo prevedibile dopo il disastro di Fukushima che ha fatto rimergere antiche paure risalenti a Chernobyl. In vista del prossimo referendum Berlusconi non ha voluto correre il rischio che il progetto nucleare fosse respinto dagli elettori: ciò avrebbe comportato un danno d'immagine difficile da minimizzare se non giocando d'anticipo.
Resta l'irrisolto di come impostare la nostra politica energetica: l'Italia resta il Paese europeo con il costo più alto dell'energia elettrica. In Un Paese manifatturiero come questo se non si esce da questa stato di handicap ogni dibattito su sviluppo produttivo e crescita economica rimane accademia. Lo scenario di una maggioranza che va avanti a forza di proclami e un opposizione incapace di proporre un piano energetico alternativo non può indurre all'ottimismo.
mercoledì 20 aprile 2011
Il dietrofront sul nucleare e il nulla della politica energetica in Italia
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