lunedì 3 gennaio 2011

Un Egitto dagli equilibri fragili dopo la strage di Alessandria

Dopo la strage ad Alessandria il presidente egiziano Mubarak temendo una spoacctaura interna tra musulmani e cristiani ha invocato l'unità di tutti gli egiziani e garantito la sicurezza dei copti, i quali però non si sentono certo rassicurati dalle sue parole.
La chiesa copta di Alessandria Al-Qiddissin dove è avvenuto l'attentato risultava da rtempo un possibile bersaglio del terrore jihadista. Perchè allora in un momento sensibile come la messa di mezzanotte dell'ultimo dell'anno, vi erano solo tre poliziotti a guardia dell'edificio?
Si aggiunga che l'imam della moschea di al Azhar, Ahmed al Tayeb massima autorità islamica dell'Egitto si è scagliato contro la condanna dell'attentato di Benedetto XVI, parlando di indebite ingerenze. Una poszione filogovernativa che cerca di sostenere la fragile poszione di Mubarak. Inoltre l'accusa lanciata dall'imam di mancato sostegno verso le sofferenze dei musulmani iracheni è palesemente priva di fondamento: l'allora pontefice Giovanni Paolo II si è sempre opposto la guerra in Iraq.
E' giunta ai copti la solidarietà dei Fratelli Musulmani. Un gesto tutt'altro che disinteressato da parte di un gruppo che opera come movimento politico ostile a Mubarak e che teme la concorrenza del radicalismo degli jihadisti di Al Qaeda. E difatti la comunità copta ha accolto questa mano tesa con molto scetticismo
Ci sono però anche segnali incoraggianti: per il 7 gennaio, il Natale copto, molti musulmani si sono offerti di partecipare alla celebrazione religiosa per fare scudo e scongiurare la possibilità di nuovi attentati. Ci sono anche musulmani con cui poter dialogare, e questo pur nella tragedia da ancora speranza.

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