venerdì 14 gennaio 2011

Tunisia: dopo la caduta di Ben Ali i suoi satrapi cercano di tenere il potere

La protesta in Tunisia era cominciata come rivendicazione di disagio sociale da parte delle categorie più svantaggiate, ma anche in virtù della reazione rabbiosa seguita alle decine di vittime tra i manifestanti ha finito per travolgere il regime corrotto e repressivo. Il presidente Ben Ali, accortosi di non riuscire più a governare il malcoltento, ordinava alla polizia di cessare di sparare alla folla e cercava con un colpo di coda di rimanere al potere promettendo riforme, libertà di stampa e che non si sarebbe ricandidato nelle prossime elezioni previste tra tre anni. Il precipitare degli eventi lo ha costretto a una fuga precipitosa in Arabia Saudita dopo 23 anni di dominio incontrastato grazie anche alla complicità dei potenti vicini Francia e Italia che fino all'ultimo hanno cercato ottusamente di difenderlo vedendovi un argine al proliferare dell'islamismo in quel Paese.
Tuttavia la democrazia non si inventa in un giorno e il rischio che alla vecchia dittatura, si sostituisca un nuovo apparato di potere che riproduca la stessa corruzione e i medesimi sistemi repressivi è forte. Questi dubbi sembrano confermati dal fatto che la costituzione che ha sorretto giuridicamente la dittatura di Ben Ali rimane in piedi e che nel nuovo governo di unità presieduto dall'ex primo ministro e prtavoce di Ben Ali , Gannouchinazionale i ministeri chiave, ( esteri, interni, difesa) sono in mano ad esponenti legati al vecchio regime.

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