La protesta in Tunisia era cominciata come rivendicazione di disagio sociale da parte delle categorie più svantaggiate, ma anche in virtù della reazione rabbiosa seguita alle decine di vittime tra i manifestanti ha finito per travolgere il regime corrotto e repressivo. Il presidente Ben Ali, accortosi di non riuscire più a governare il malcoltento, ordinava alla polizia di cessare di sparare alla folla e cercava con un colpo di coda di rimanere al potere promettendo riforme, libertà di stampa e che non si sarebbe ricandidato nelle prossime elezioni previste tra tre anni. Il precipitare degli eventi lo ha costretto a una fuga precipitosa in Arabia Saudita dopo 23 anni di dominio incontrastato grazie anche alla complicità dei potenti vicini Francia e Italia che fino all'ultimo hanno cercato ottusamente di difenderlo vedendovi un argine al proliferare dell'islamismo in quel Paese.
Tuttavia la democrazia non si inventa in un giorno e il rischio che alla vecchia dittatura, si sostituisca un nuovo apparato di potere che riproduca la stessa corruzione e i medesimi sistemi repressivi è forte. Questi dubbi sembrano confermati dal fatto che la costituzione che ha sorretto giuridicamente la dittatura di Ben Ali rimane in piedi e che nel nuovo governo di unità presieduto dall'ex primo ministro e prtavoce di Ben Ali , Gannouchinazionale i ministeri chiave, ( esteri, interni, difesa) sono in mano ad esponenti legati al vecchio regime.
venerdì 14 gennaio 2011
Tunisia: dopo la caduta di Ben Ali i suoi satrapi cercano di tenere il potere
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