Le dimissioni di Umberto Bossi da segretario della Lega segnano il capitolo finale della degenerazione della Lega da movimento di lotta a partito invischiato nelle opacità del palazzo. L'episodio che ha determinato il passo indietro del Senatur è l'indagine a carico del tesoriere del Carroccio Francesco Belsito che secondo l'accusa stornava i soldi provenienti dai rimborsi elettorali verso attività del tutto estranee all'attività del partito ivi compresi gli affari privati della famiglia Bossi.
L'immagine del Carrocio appariva già da tempo sbiadita con la stessa dimensione dei rimborsi elettorali ( 22 milioni di rimborsi elettorali contro gli 8 effettivamente spesi) che destava non poco perplessità. E poi gli investimenti in Tanzania e Cipro, il nepotismo con l'ascesa nella gararchie del partito di Renzo il "trota" Bossi, figlio di Umberto, e scelte politiche discutibili sotto il profilo della trasparenza morale come quella di votare contro l'arresto di Cosentino, avvallata dal leader leghista in persona.
Il Consiglio federale leghista nell'accettare le dimissioni di Bossi lo ha nominato presidente: una scelta forse di cuore ma sopratutto necessaria per evitare uno sconvolgimento troppo repentino e difficlmente gestibile dall'interno perché il Senatur rimane il simbolo del partito e di una battaglia centralista a cui si vuole dare continuità.Nella speranza che gli sviluppi delle indagini non rivelino fatti ancor più compromettenti
Ma la sopravvivenza politica della Lega dipenderà dalla capacità dei suoi dirigenti di invertire drasticamente rotta rispetto alle ultime vicende, e dalla fiducia che i militanti avranno ancora verso un partito che aveva fatto della lotta alla corruzione uno dei suoi cavalli di battaglia ma che ora nel familismo e nel malaffare sembra essere sprofondato fino al collo.
giovedì 5 aprile 2012
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
0 commenti:
Posta un commento