Si vocifera della possibilità di introdurre nella manovra economica la Tobin Tax, la tassa sulle transazioni finanziarie e lo stesso Mario Monti ha esplicitamente aperto a tale prospettiva. La Tobin tax venne ipotizzata negli anni 70 dall'economista James Tobin ( che è stato professore a Yale proprio di Monti) allo scopo di stabilizzare i mercati, tutelandoli dagli eccessi speculativi. Con tale imposta inoltre l'erario potrebbe raccogliere parecchi miliardi di euro che consentirebbero al governo di alleggerire la pressione fiscale sul ceto medio e meno abbiente. Ma ci sono anche delle controindicazioni sull'uso della Tobin tax per fare cassa, giacchè essa potrebbe risolversi in un incitamento alla fuga dei capitali rendendo di fatto più povero il Paese che la applica; un rischio che molti economisti ritengono sopravvalutato anche se è probabile che la Tobin Tax produrrebbe i suoi migliori risultati se concordata a livello sovranazionale ( si ipotizzava ad esempio che la sua gestione venisse affidata alle Nazioni Unite) o quantomeno promossa dall'Unione Europea.
Tuttavia ci sono anche studiosi come Francesco Giavazzi che sono totalmente contrari all'applicazione della Tobin tax in quanto frenerebbe la circolazione della liquidità incrementando la variabilità dei mercati, innescando effetti economici depressivi. C'è un precedente storico che sostiene questo tipo di argomentazioni: la Svezia introdusse negli anni 80 una tassa sulle transazioni finanziarie che portò pochi soldi al fisco e provocò un drammatico crollo del volume delle negoziazioni che tornarono a livelli normali quando l'imposta venne abolita nel 1991.
giovedì 15 dicembre 2011
Tobin tax: pro e contro della tassa sulle transazioni finanziarie
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