Dal consiglio europeo di Bruxelles si attendevano misure coraggiose per affrontare di petto la crisi economica: occorreva intraprendere i primi passi per creare un unione politica, ponendo fine all'anomalia di una moneta senza Stato, e affidare un ruolo più incisivo alla banca centrale europea come prestatore di ultima istanza ai governi e garante del debito pubblico degli Stati. E invece con l'impegno per il pareggio di bilancio e il fondo salva stati ( FESF) gestito dalla Banca centrale europea, ma entro i limiti delle disponibilità finanziarie prefissate dagli Stati membri, ancora una volta assistiamo alla montagna che partorisce il topolino. Al di là del fatto che la Gran Bretagna non abbia aderito aderito a questo accordo il vero problema è che l'Europa resta ancorata al rigore sui conti pubblici imposto dai tedeschi ( che non è esattamente il massimo in tempi di recessione) offrendo di se stessa l'immagine dell'impaurito agnello che si offre al lupo della speculazione.
venerdì 9 dicembre 2011
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