lunedì 19 settembre 2011

Le escort di Tarantini e i diritti di Berlusconi imputato-testimone

Nell'inchiesta sulla presunta estorsione operata da Tarantini ai danni di Berlusconi ciò che divide il Cavaliere dalla procura sono gli avvocati: il primo accetta di presentarsi come testimone solo se accompagnato dai suoi legali, una possibilità che però i magistrati rifiutano fino a prefigurare l'accompagnamento coatto del presidente del Consiglio.
Forse Berlusconi si comporta in questo modo perchè ha qualcosa da nascondere, ma è anche vero che sovente avvengono inchieste in cui i magistrati chiamano come testimoni persone che dopo tempo finiranno indagate sulla base delle dichiarazioni da loro rilasciate senza il sostegno dell'avvocato di fiducia. Sembra quasi una strategia processuale volta a aggirare il diritto che vale per l'imputato (ma non per il testimone) a non rilasciare dichiarazioni contro se stessi. Per questo ritengo giusto che qualsiasi cittadino ( non solo Berlusocni) anche da testimone possa avvalersi durante l'interrogatorio della consulenza di un legale: scomparirebbe finalmente l'ambigua figura dell'imputato-testimone che a mio parere costituisce nella prospettiva di un giusto processo un abuso della giustizia italiana e ne danneggia la credibilità.

3 commenti:

incubomigliore ha detto...

Il problema di fondo è proprio questo: da quando Berlusconi è al governo, decine di migliaia di testimoni sono passati davanti ai giudici come testimoni senza avvocato senza che il problema fosse lontanamente avvertibile dai governanti, ma adesso che tocca a lui vuole gli avvocati al proprio fianco e si accorge del problema. Sui libri di storia ricordo che erano i monarchi ad operare così.

Sulla proposta ci sarebbero comunque molte problematiche annesse. Non potrebbe accogliersi una proposta del genere senza prevedere la presenza degli avvocati anche durante i processi, perché anche lì una testimonianza può trasformarsi in elemento di prova contro sé stessi. Si porrebbe così fine al sistema giudiziario così come elaborato nel corso dei secoli e così come in vigore nei paesi moderni e liberali. Immaginiamo poi il marito di una donna appena assassinata che potrà avvalersi delle cavillosità dei propri avvocati invece che collaborare alla ricostruzione della scena del crimine, questo anche qualora egli fosse innocente: infatti, anche ad esserlo, a più d'uno converrà tenersi alla larga dai guai più che contribuire alla risoluzione del caso.

Sulla questione riguardante il fatto che un tale può entrare testimone e uscire indagato: questa circostanza mi sembra essere nella natura stessa delle cose giudiziarie, nel momento in cui emergano nuovi elementi portati dallo stesso testimone, a maggior ragione se vale il principio di presunzione di innocenza per ogni cittadino fino a prova contraria.

A questo punto non comprendo come si possa veramente accettare di stravolgere il nostro intero sistema giudiziario, distanziarlo da tutti gli altri paesi occidentali, solo perché è emerso un problema riguardante un singolo cittadino. Credo che questa sia l'ennesima stortura che per mera assuefazione siamo giunti a prendere perfino in considerazione.

storico sgrz ha detto...

il problema si pone per tutti i cittadini e non solo per Berlusconi ovviamente. in altri sistemi liberali il testimone può rifiutarsi di rispondere alle domande o chiedere il consulto di un avvocato durante l'interrogatorio se ritiene che le forze di polizia sospettino di lui.
la presenza dell'avvocato del testimone durante gli interrogatori di indagine non implica affatto che essa debba essere estesa nella testimonianza nell'aula del processo. In quest'ultimo caso la pubblicità delle sedute è una garanzia contro gli abusi di magistrati e forze dell'ordine.

incubomigliore ha detto...

Negli Stati Uniti questo è possibile, pare anche a me, di norma però solo se durante l'interrogatorio emerge la possibilità che l'interrogato diventi accusato, e non in via preventiva come precondizione all'ascolto. Solo che le cose si complicano viste le differenze enormi tra i due sistemi giudiziari, e bisognerebbe distinguere tra indagine di polizia (che negli USA ha più poteri che da noi) e udienza preliminare davanti a un giudice. In questo caso italiano stiamo parlando delle indagini di un giudice, elemento che si configura sempre (o dovrebbe almeno configurarsi) come di garanzia (in questo senso peculiare volevo fare riferimento alla testimonianza in fase di processo). Non credo che in alcun caso sia previsto che quando sia un giudice a chiamare per essere ascoltato, e non per esempio la difesa o la polizia, un testimone possa mai rifiutarsi o possa chiedere man forte ad un avvocato.

Detto ciò, il rifiuto a rispondere durante una fase investigativa è un elemento che in una seconda fase, giudiziale, può essere molto pericoloso qualora la posizione di testimone dovesse configurarsi come qualcosa d'altro, perché sarà probabilmente usato come indizio a sfavore dell'allora imputato. Ed inoltre credo che la ritenuta volontaria di informazioni utili alle indagini, qualora venisse fuori in un secondo momento, potrebbe avere come seguito un'incriminazione, anche se la persona è estranea al crimine.

Per quel che capisco io, ma potrei essere in errore, Berlusconi vorrebbe una presenza che consenta qualcosa di simile al diritto di non rispondere (o rispondere discrezionalmente) dell'imputato, anche in qualità di testimone al cospetto di un magistrato, cosa che non credo sia proprio prevista in alcun luogo.