mercoledì 7 settembre 2011

Iva al 21% e niente tagli alla spesa: una manovra finanziaria iniqua e recessiva

Iva portata dal 20 al 21%, contributo di solidarietà del 3% per i redditi eccedenti 300 milioni, anticipazione al 2014 dell'innalzamento graduale dell'età pensionabile per le donne che lavorano nel privato ( nel pubblico scatterà a partire dal 2012) , fino al traguardo definitivo dei 65 anni per andare in pensione che dovrà essere raggiunto nel 2026: queste le principali novità dell'ennesima correzione alla manovra d'estate; un pacchetto di misure da 54 miliardi di euro da qui al 2103 in modo da assicurare per allora il pareggio di bilancio come da accordi con l'UE. Ancora una volta per tappare i buchi però si è deciso di intervenire sul fronte delle entrate, aumentando le tasse dirette e indirette ( l'IVA che dovrebbe portare 5 miliardi all'anno in tasca all'erario) con probabili effetti negativi sui consumi. Ma se non si consuma non si cresce e qui casca l'asino berlusconiano: nel rapporto debito/PIl quanto lo Stato recupera in termini per ridurre il debito lo perde con gli interessi riducendo la base imponibile del PIL. E' mancato ancora una volta il coraggio di intervenire riducendo la spesa pubblica di cui godono i più anziani e che zavorra sopratutto le nuove generazioni costrette a sopportarne le conseguenze negative per molti anni. Si è invece deciso di tagliare le agevolazioni fiscali a vantaggio sopratutto dei redditi medio bassi: se sei giovane e povero il governo ti fa sapere che ti aspetta un futuro da incubo.

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