Dopo la morte dei sei parà della Folgore a Kabul si riaccende il dibattito sulla necessità del mantenimento delle nostre truppe o se sia consigliabile procedere in tempi più o meno brevi a un disimpegno militare dall'Afghanistan. Gli interrogativi Per la verità non ci sono solo In Italia. In Germania alla vigilia delle lezioni ci si divide anche su quando e come ritirarsi. Negli Stati uniti cresce il timore di un nuovo Vietnam. D'altronde che si tratti di un teatro difficile da gestire lo ricordano i precedenti di russi e inglesi che si sono letteralmente impantanati sul territorio. Il comandante Usa della spedizione, generale Mc Crystal in un documento riservato alla Casa Bianca ha comunicato che se non mci sarà un aumento delle truppe non sarà possibile ottenere la vittoria. Si lavora ad possibile aiuto della Russia come contropartita della rinuncia di Obama allo scudo spaziale. Improbabile però un diretto coinvolgimento di Mosca sul teatro di guerra.
Qualsiasi scelta si faccia essa avrà un prezzo: se ci si ritira si lascia un paese nel caos, in mano ai talebani e ad Al Qaeda. Con probabili contraccolpi sulla stabilità del Pakistan, paese che non va dimenticato dispone dell'arma atomica. Se si rimane bisogna essere consapevoli di essere in un teatro di guerra, e dare regole di ingaggio adeguate ai nostri soldati per affrontare la situazioni. ma anche prepararsi ad ulteriori perdite.
lunedì 21 settembre 2009
la morte dei soldati italiani a Kabul nel quadro del conflitto in Afghanistan
Etichette:
Afghanistan,
Al Qaeda,
Asia,
geopolitica,
Pakistan,
politica italiana,
terrorismo
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
0 commenti:
Posta un commento