giovedì 2 luglio 2009

Iraq: comincia il ritiro delle truppe americane. Un bilancio di sei anni di guerra



Gli Usa hanno cominciato da pochi giorni il ritiro delle forze militari dall'Iraq. Si conclude un processo di passaggio di poteri militari iniziato nel novembre scorso che aveva portato le truppe americane a smobilitare nell'area più tranquilla del centro sud mentre nella zona calda dove è ancora forte la presenza di Al Qaeda e degli insorti ( l'area di Mosul, a nord di Baghdad) continuerà il presidio delle truppe americane che affiancherà le forze irachene. Questo processo non comporta ancora una diminuzione dei soldati che attualmente sono 130000. Il ritiro vero ed proprio comincerà salvo complicazioni a settembre con l'apparato logistico se ne andrà mentre le truppe da combattimento rimarrà secondo i piani fino all'anno prossimo. Segno che gli Usa vogliono mantenere una presenza militare sul posto.
L'errore di smobilitare le truppe di Saddam Hussein è stato in parte rimediato: in Iraq si è tornato ad arruolare i militari in servizio con il rais iracheno: ciò ha permesso di migliorare l'apparato di sicurezza iracheno che attualmente conta mezzo milione di persone, ( alcuni poco affidabili, altri meglio addestrati grazie alla collaborazione con la Nato) agevolando il passaggio di controllo del territorio in mano agli iracheni.
Si può fare adesso un primo serio bilancio della guerra in Iraq: sono 4319 i soldati Usa caduti , molti per una guerra che doveva durare pochi mesi, ma una cifra non particolarmente alta per un conflitto che dura sei anni. Rimane il rischio concreto di attentati terroristici contro i civili, ma questa minaccia non è più in grado di creare instabilità politica nel paese. La presenza di truppe americane che probabilmente non terminerà realmente l'anno prossimo costituisce un fattore di stabilizzazione delle tensioni esistenti tra sciiti e sunniti e curdi ( questi ultimi temono che le risorse petrolifere che si trovano nella loro zona vengano acquisite dalle altre etnie con occupazioni forzate): l'interesse comune è quello di trovare un accordo che soddisfi tutti e che allontani il rischio di guerre civili anche se ci sono potenze straniere come l'Iran che cercano di creare divisioni per acquisire un proprio ruolo politico. Questo tentativo di destabilizzazione potrebbe portare paradossalmente al mantenimento delle truppe americane: l'accordo prevede il completamento entro il 2011 del ritiro delle truppe che potrà essere procrastinato fino al 2020 qualora le autorità irachene lo richiedano.

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