martedì 18 ottobre 2011

La liberazione di Gilad Shalit: pro e contro per Israele e prospettive nei rapporti con i palestinesi


Israele non abbandonerà mai un suo soldato né da vivo nè da morto: questo motto riassume una mentalità considerata fondamentale per un Paese che è sempre sul chi vive, in una continua mobilitazione militare nei confronti dei vicini. E spiega perchè la liberazione di Gilad Shalit, il soldato prigioniero di Hamas dal 2006, sia stata accolta favorevolmente da buona parte della popolazione israeliana nonostante abbia comportato come contropartita la liberazione di oltre mille palestinesi alcuni dei quali responsabili di attentati sanguinosi ai danni di civili israeliani.
L'accordo con Hamas ha attirato anche pesanti critiche sul governo Netanyahu accusato di aver usato la questione Shalit per tentare di coprire gli effetti della crisi economica. Ma va ricordato che le autorità israeliane hanno agito su parer favorevole dei prestigiosi servizi di sicurezza Mossad e Shin Bet : la momentanea debolezza di Hamas conseguente allo spostamento del quartier generale dell'organizzazione islamista da Damasco ( sconvolta dalla rivolta contro il regime di Assad) a il Cairo e alla crescita di popolarità di Abu Mazen dopo la richiesta di includere la Palestina tra i membri ONU ha convinto gli israeliani che si trattasse forse dell'ultima possibilità per liberare Shalit.
Infine, non bisogna farsi soverchie illusioni sulla possibilità che questo accordo possa riaprire spiragli per una pace tra israeliani e palestinesi giacchè rimangono inalterati i motivi di contrasto tra i due popoli.

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